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19 Gennaio 2017

A Firenze, una mostra da vedere, e da meditare

Di Redazione

Firenze-Uffizi-Tutela-Tricolore_01-750x422GIAN LUIGI ZUCCHINI  –  LA TUTELA TRICOLORE –I custodi dell’dentità culturaleè una bellissima mostra che deve essere apprezzata (e vista) per due ragioni, o forse tre. La prima è che, senza alcun dubbio, la mostra è bella e molto interessante. Presenta opere di pittura e di archeologia di grande pregio, recuperate nel corso degli anni dai carabinieri italiani che fanno parte del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale, a suo tempo guidato da Rodolfo Siviero. Ci sono dipinti, di Masaccio, di Hans Memling, del Correggio, del Perugino, e diversi altri esposti in mostra, mentre quelli recuperati nel corso del tempo sono assai di più. E tuttavia essi non sono che una piccola parte dell’ingente numero di opere che si sono perdute. Terremoti, incendi, guerre, trafugamenti, atti di banditismo e di teppismo gratuito hanno largamente inciso sulla perdita di capolavori di cui talvolta non rimane neppure traccia.

La seconda ragione per cui si dovrebbe visitare questa mostra è di vanto e allo stesso tempo di vergogna per generazioni di italiani. Un popolo che non ha cura dei propri beni culturali, sosteneva Proust in una lettera, non è degno di stima né di apprezzamento.

L’Italia, che ha il privilegio di possedere il più vasto e forse unico patrimonio culturale del mondo di così ingente proporzione, ha avuto fino ad oggi pochissima cura e rispetto per i tesori che siamo tutti chiamati a salvaguardare e conservare nel miglio modo possibile. Ora, da non molti anni, l’amministrazione pubblica e lo Stato si dimostrano maggiormente sensibili al richiamo di questi aspetti culturali diffusi in tutto il territorio nazionale, ma è ancora assai poco, se si pensa che, oltre tutto, ci sono città e regioni più interessate e altre assai meno. E un’opera altamente meritoria la svolgono proprio i Carabiniere del citato Nucleo di Salvaguardia del Patrimonio. Diciamolo, almeno, e diamo atto anche del loro incessante e operoso lavoro per il bene di tutti.

Il degrado, tuttavia, o il lento disfacimento del patrimonio, non è opera soltanto di poca cura e disinteresse. Ci sono cause, magari più contenute, ma senz’altro molto gravi, che favoriscono e contribuiscono all’impoverimento di questa nostra grande ricchezza. La prima è la delinquenza organizzata, mafia in primo luogo. La testimonianze tangibili sono in parte concretamente visibili in mostra, residuo dell’esplosione in via dei Georgofili a Firenze: un’opera gravemente e irreparabilmente danneggiata di Bartolomeo Manfredi, artista caravaggesco vissuto tra fine 1500 e primi decenni del 1600, due ‘Nature morte’ di Bartolomeo Bimbi, scampate a malapena dal disastro e la fotografia di altre due, dello stesso Bimbi, totalmente distrutte. Non sono le sole. Fu distrutta, tra l’altro, una mirabile ‘Natività’ di Gherardo delle Notti, autore fiammingo di grande valore, ed altre minori. Tutto ciò fu dovuto all’attentato compiuto il 23 maggio 1993 dalla mafia, che sia maledetta nei secoli insieme ai suoi sostenitori e amici. Poi ci sono i tombaroli, molti dei quali poveri e incolti apprendisti del malaffare, e soprattutto i trafficanti, i mandanti e spesso gli acquirenti, non certo, in molti casi, inconsapevoli. E in mostra vediamo appunto magnifici pezzi magnogreci, etruschi e romani fortunatamente recuperati, mentre purtroppo molte altre migliaia sono andati perduti o sopravvivono in chissà quale salotto, forse tra il Missouri e Hong-Kong, o da qualche altra parte del globo.

Infine, essendo impossibile in un modesto articolo indicare tutte le fonti malavitose, chiudiamo con il degrado dovuto all’imbecillità di molti, sostanzialmente ragazzi e giovani, che per dimostrare una certa repellenza per l’ordine e la bellezza, vanno deturpando con bombolette di vario colore muri storici, affreschi, colonne, portici e quant’altro si possa danneggiare in modo grave, possibilmente irreversibile.

Come ha detto giustamente Corrado Augias in un recente articolo, quel tipo di cultura a cui aneliamo e tentiamo di conservare non c’è più. Ne sta dilagando un’altra, che è quella della droga, del sesso a ruota libera, dei jeans abbondantemente stracciati, delle scarpacce di gomma puzzolentissime dopo pochi giorni d’uso, della birra a go-go e delle bombolette spry, da usarsi comunque e dovunque, e prevalentemente in luoghi di valore storico e/o culturale e artistico. Per non dire del paesaggio, di cui pochi si interessano; e, tra quei pochi, gruppetti di sciocchini che manifestano opposizione per tutto ciò che sia ristrutturazione dell’ambiente. Sono i ‘cretini del no’, che invece di suggerire ed anche esigere in alternativa soluzioni migliori per opere progettate per il bene sociale, urlano a perdifiato il loro disappunto, con versetti tipo Corriere dei Piccoli anni ‘50 e, naturalmente, con scritte assai povere di spirito e di molta modestia intellettuale, usando bombolette e non di rado vernici e pennelli, così da rendere impossibile qualsiasi ripulitura.

Si invoca l’educazione, e soprattutto la scuola. Ma rendiamoci conto che tutto ciò non conta nulla, o almeno conta ben poco. Se si analizzano bene i siti in cui massimo è il degrado (e non solo di scritte sceme sui muri o peggio ancora scarabocchi insensati, ma anche sporcizia, sciatteria, disordine) si vede che tutto ciò è presso le scuole (medie e licei soprattutto, ma anche non di rado Università), come nei luoghi più malfamati delle più oscure periferie cittadine. Vuol dire che la scuola non ha voce, o se l’ha (come credo in molti casi abbia), non è ascoltata, se non, ovviamente, da una minoranza di allievi. Sul resto (famiglia, società, ecc.) non dico nulla. Di ciò si chiacchiera moltissimo, tra Porta a Porta e le portinerie, e si sono scritte intere biblioteche sull’argomento. Risultato? Ai posteri l’ardua sentenza, diceva Manzoni. Noi, che siamo poveretti, osiamo dire un modesto ‘vedremo’. È un po’ ignavo, lo so, ma non mi viene in mente altro.

LA TUTELA TRICOLORE – I custodi dell’identità culturale, Firenze, Uffizi, Aula Malabecchiana, fino al 14 febbraio. Catalogo Sillabe

Ingresso gratuito con accesso dalla porta 2

Orario: martedì – domenica ore 10 – 17

Info e Prenotazioni: 055 294883  –  firenzemusei@operalaboratori.com

 

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