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25 Novembre 2018

Aztechi, Maya, Inca: curiosita’ e stupori in mostra a Faenza

Di Redazione

unnamedGIAN LUIGI ZUCCHINI   –    La mostra Aztechi, Maya, Inca, che si è aperta da poco a Faenza presso l’importante Museo della Ceramica (MIC) presenta diversi motivi di novità rispetto alle pur importanti mostre di questo genere allestite soprattutto in tempi recenti in Italia.

In questa esposizione si è centrato l’interesse soprattutto sulla vita quotidiana, e gli usi e costumi relativi: quindi soprattutto il cibo, il gioco, i riti religiosi, e, aspetto rarissimo, la musica sia di carattere religioso che profano, a cui è dedicata un’intera sezione. l’interesse è dato anche dal fatto che “sono stati registrati per la prima volta i suoni degli strumenti delle antiche popolazioni. Assieme a danza e canto la musica formò infatti parte essenziale del patrimonio culturale delle popolazioni precolombiane: miti e leggende parlano della sua origine divina. La musica accompagnava i rituali della vita e quelli religiosi, in particolare con strumenti come conchiglie, ocarine e bottiglie fischianti, esposte in mostra.”

Sempre in relazione alla musica, tale aspetto suscitò nei primi europei che approdarono nell’ampio continente sud americano un senso di apprensione, timore e disgusto insieme, poiché – mentre nei nativi provocava un forte senso di esaltazione religiosa o di trance per onorare e propiziare divinità  ancestrali– negli Europei tali suoni apparivano evocativi di forze arcane e infernali, tanto che, si scrive in catalogo, “ vari strumenti originali vennero proibiti dai conquistadores perché il loro suono eccitava la popolazione indigena e spaventava quella europea che li assimilava a demoni.”

Il visitatore può farsene un’idea ascoltando il suono di questi antichi strumenti, grazie alla collaborazione del Museo dell’Ocarina di Budrio (Bologna) e la Scuola di Musica Sarti di Faenza, sia  in filodiffusione all’interno della sala mostre che nelle audioguide.

Nella mostra inoltre, come già si alludeva poche righe sopra, sono presenti oggetti che illustrano, mediante simbologie non sempre di facile interpretazione, l’ambiente, in particolare la flora e la fauna; la piramide sociale e l’organizzazione politica; la guerra; la condizione della donna; la religione; il gioco della palla (con visione di alcuni filmati appositamente realizzato per una dimostrazione di come si giocava e secondo quali regole), il calendario e il calcolo (molto complesso, soprattutto quello peruviano, che potrebbe richiamarsi ad una primitiva intuizione informatica; in mostra strumenti chiarificatori e un computer per verificare alcune operazioni sul tempo e lo spazio); la scrittura e infine la Conquista, iniziata nel 1521 dallo spagnolo Hernán Cortés, e proseguita in seguito dai Portoghesi e da altri popoli europei.

La mostra si chiude con due piccole sezioni dedicate al ‘Primo Periodo Coloniale’ e allo ‘Scambio Colombiano’, cioè all’importazione ed esportazione di prodotti tra Europa e America Centro-Meridionale.

Molto interessante, anche per i necessari approfondimenti per chi volesse conoscere meglio queste antichissime culture, è il catalogo, a cura di A. Aimi e A. Guarnotta, che offre una lettura nuova e aggiornata delle culture della Mesoamerica e dell’Area Peruviana, attraverso gli oggetti esposti, che provengono in parte della ricca collezione del MIC di Faenza e in parte da vari musei italiani.

 

Aztechi, Maya, Incas e le culture dell’antica America, Faenza, MIC (Museo Internazionale della Ceramica), V.le Baccarini, 19, fino al 28 aprile 2019

Catalogo: Silvana editoriale

Ingresso: intero € 10; ridotto € 7

Informazioni: tel. 339 1228409  –  ufficiostampa@micfaenza.org

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