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18 Dicembre 2014

Lampi sublimi a Ferrara

Di Redazione

Bastianino, pittore del ‘parlar disgiunto’ tra Tasso, Tiziano e Michelangelo

ape-tiziano-300x160Gian Luigi Zucchini  –   Parlando in un convegno a Ferrara nel 1995, Andrea Emiliani già faceva riferimento ad una questione che fu poi illustrata visivamente in una mostra nel 1997, ancora a Ferrara. Si trattava di un problema relativo al rapporto tra poesia, o meglio scrittura, e immagine. E si parlò, un quel convegno, di “parlar disgiunto”, in riferimento ad una lettera di Torquato Tasso a Scipione Gonzaga. In tale lettera il poeta usava appunto questa specie di definizione, che Emiliani interpretava così: “Se non intendo male, si dovrebbe parlare di un parlare… nel cui svolgimento le parole assumono una visibile duttilità sensoriale….”. Ancora Emiliani citava il Tasso quando affermava che “possiamo assomigliare il parlare ad una cera, la quale prende diversi segni e diverse figure”; ed ancora, quando sosteneva che ”Nel poema eroico si richiede principalmente la musica…”. Si aveva presente perciò, fin da allora (e siamo nella seconda metà del 1500), una specie di ampia sinestesia in cui parola, poesia e musica si accorpavano in figurazioni che, a questo punto, assumevano forme di movimentata quanto soffusa realizzazione, e ciò lo si doveva soprattutto al modo con cui si coglieva la luce nei suoi contrasti con la penombra ed anche con l’oscurità di un’ombra piena, come nel profondo della notte.

Ci si avviava così ad una forma che, nelle sue complessità e dinamiche, già preludeva al barocco, mentre la luce giocava da protagonista in queste movimentate scene di figure e paesaggi, a volte esplodendo radiosa, a volte squarciando l’oscurità in bagliori accesi, come in Caravaggio, tanto per fare un solo esempio. Ma già nei presupposti citati da Emiliani apparivano artisti che lavoravano su luci composte con ombre; e soprattutto, a Ferrara, con Sebastiano Filippi detto il Bastianino (n. 1528/1532  – m. 1602). Qui, nella città estense, e in particolare sotto il ducato di Ercole I ed Ercole II d’Este, fiorì una cultura umanistica che non ebbe se non rari precedenti in Italia; e vi si coglieva il ventilato fulgore dei veneti e la potenza figurativa di Michelangelo, il tutto calato in quel vago e misterioso senso del fantastico e del magico che caratterizzò la cultura ferrarese sotto gli Estensi, sia nella poesia, che nella musica e nella pittura.

Bastianino si inserisce pienamente in questo intrico di suggestioni e di esperienze, ne coglie gli aspetti più rilevanti, li realizza poi secondo la sua visione, densa di vapori sfusi in una tenebra luminosa, come se attraverso una coltre di nerofumo passassero lampi luminosi: e così oscurandosi un poco la luce e dissipandosi la bruma oscura in ombre lievissime, si viene proprio a configurare quasi un’evocazione di arcane dissolvenze musicali, o di poesia in cui si potrebbe cogliere quella che, interpretando il Tasso, Andrea Emiliani definiva “visibile duttilità sensoriale”. Tali questioni vengono ora riproposte a Ferrara, in una mostra non grande (36 opere) ma di notevole interesse artistico e culturale, dove alcuni dipinti del Bastianino sono esposti in dialogo con opere di pittori del tempo, per una lettura visiva di quel periodo che, nella suo ampio saggio intitolato ‘Officina ferrarese’, Roberto Longhi definiva aperta a ‘lampi sublimi’.

In tale contesto, il Bastianino resta, per dirla con Francesco Arcangeli “un personaggio unico, non dico a Ferrara, ma nella pittura italiana del tempo”. Figura unica, di cui a Ferrara appunto si possono vedere diversi capolavori, come, in primis, l’affresco del Giudizio Universale nel catino absidale del Duomo. Purtroppo il terremoto del 2012 che ha scosso le terre ferraresi, modenesi e anche bolognesi, ha danneggiato, a volte anche in modo gravissimo, il patrimonio artistico di quelle terre; e le opere salvate o sottratte al disfacimento sono ora oggetto di puntuali restauri e diligenti ripuliture. Così sono state esposte, qui a Ferrara, le opere bisognose di interventi, ed altre che comunque illustrano l’importanza del patrimonio ferrarese e della figura del Bastianino che, qui, è maestro di assoluta e inquietante bellezza. Insieme a lui sono poi visibili lavori di altri artisti, che si muovono in quell’ambito, tra Michelangelo e Tiziano, e ben diversi dai bolognesi del periodo e dai loro lavori di nitida luminosità e di forte espressione formale. Si possono vedere, in questa rapida rassegna, esempi di Girolamo Marchesi, Dosso Dossi (con lo stupendo notturno, quasi surreale, “La notte di Sant’Agostino”), Camillo Filippi, Tiziano e, ovviamente, il Bastianino, di cui sono esposti diversi lavori, tra i quali la stupenda, michelangiolesca “Resurrezione”.

LAMPI SUBLIMI A FERRARA. Tra Michelangelo e Tiziano: Bastianino e il cantiere di San Paolo, Ferrara, Pinacoteca Nazionale, Palazzo dei Diamanti, fino al 15 marzo.tel. 0532 205844  –  Informazione e prenotazioni 0532 244949

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