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24 Ottobre 2016

L’Arte a Bologna dopo Morandi: una continuità culturale

Di Redazione

11-andrea-pazienza-betta-sullo-squalo-1981GIAN LUIGI ZUCCHINI – Mostra utile, necessaria, gradita ed importante, questa di Bologna aperta a Palazzo Fava e intitolata “Dopo Morandi. 1945 – 2015 ”. Utile perché è una continuazione della precedente mostra sull’arte a Bologna (“Da Cimabue a Morandi’), curata da Vittorio Sgarbi, e che fu fonte di polemiche  piccine e di invidie palesemente; necessaria perché completa il quadro di un percorso che va dal 1200 fino ai giorni nostri, illustrando, in questo caso, gli anni che vanno dal 1945 ad oggi; gradita perché espone, in un ventaglio non sicuramente esaustivo ma certamente emblematico, l’arte bolognese spesso mal conosciuta o addirittura ignorata nella stessa città e altrove; importante infine, perché rende giustizia, per quel che è possibile, alla ricerca artistica di una città che, dopo Morandi, sembra essere caduta in un girone di silenzio penalizzante. 

Morandi, certo, svetta, ed è come un punto di riferimento, di tramando e di svolta insieme. Per questo, nella prima sala, si sono poste due immagini di ‘Nature Morte’ morandiane. Ma da lì il discorso riprende, là dove si era lasciato nell’ultima sala della precedente mostra curata da Sgarbi. I due cataloghi, infatti, entrambi pubblicati da Bononia University Press, potrebbero essere l’uno il seguito dell’altro, e  – per chi volesse avere un quadro complessivo dello sviluppo dell’arte a Bologna – studiati come un percorso unico, che si ferma ai giorni nostri ma già allude e prefigura uno sviluppo ed un’ulteriore ricerca. Le opere sono in tutto 150, gli artisti citati una settantina. Altri ce ne sono stati e ce ne sono in città, e non pochi di un certo interesse e di notevole creatività. Non tutti potevano essere presenti. Molti degli artisti esposti hanno poi modificano o addirittura cambiato il proprio stile, altri sono alla ricerca di sempre nuovi e aggiornati linguaggi, per cui l’opera di un certo periodo non corrisponde alla completa produzione dell’artista. Per questo il curatore Renato Barilli, che ha egregiamente lavorato, ha centrato il discorso espositivo e critico sui periodi o meglio “stazioni” (come si è preferito definirle) in cui si è articolata la storia della pittura bolognese dal secondo dopoguerra, tenendo conto dei grandi fenomeni e dei mutamenti socio-culturali che si sono verificati in questi anni. Per concludere, ci sembra utile elencare orientativamente le 12 “stazioni”, scorrendo le quali il visitatore potrà rendersi conto della vivacità e del fervore culturale di una città che sembra ora scuotersi da un sonnolento e arcaico letargo e mettersi in mostra con le qualità culturali, urbanistiche e sociali che le sono proprie nel tempo.

1. Prologo;  2. L’immediato dopoguerra;  3. L’ultimo naturalismo;  4. Dentro e fuori l’informale; 5 Presenze autonome;  6. Tracce di Pop Art;  7.  Lo studio Bentivoglio;  9. Nino Migliori;  9.  I Nuovi.-nuovi;  10. I fumettisti e altre espressioni grafiche;  11.  Nuova Officina Bolognese;  12. Videoart yearbook.

In ciascuno di questi settori, sono inseriti i nomi di maggior rilievo che si sono espressi secondo quel certo linguaggio, soprattutto come indicativo esempio.

La mostra deve essere vista, meditata, capita. Non è né bella né brutta. È una ricerca, un’esperienza, un processo di indagine svolto con intelligenza critica, dialogo, intuizione creativa, perlustrazione sui linguaggi e sull’espressione artistica.

BOLOGNA DOPO MORANDI. 1945 – 2015, Bologna, Palazzo Fava (v. Manzoni, 2), a cura di Renato Barilli. Mostra organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e da Genus Bononiae Musei della Città. Fino all’8 gennaio 2017.

Orario: Da martedì a domenica, ore 10 – 19

Info +39 051 19936305  –   www.benusbononiae.it

Catalogo ed. Bononia University Press  

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