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26 Novembre 2014

Stupore : Max Klinger a Bologna !

Di Redazione

Davvero? Ma allora, perché tanto silenzio?

2KLINGERAzione da Il guanto Opus VI 1881 acquaforte e acquatinta

Gian Luigi Zucchini   Questo breve articolo ha come unico scopo di far conoscere una mostra di eccezione, purtroppo non adeguatamente conosciuta né tantomeno visitata.

Il pubblico, si sa, snobba le mostre di qualità e viene indotto a visitare in massa quelle che genericamente sono definite “grandi eventi”. Non siamo certo contrari a queste manifestazioni, ma si vorrebbe anche un po’ più di attenzione a proposte di più difficile, o meno scoperta leggibilità. L’esposizione di cui stiamo parlando ha tre punti che, per il grande pubblico, sembrano forse un po’ ostici: sono incisioni; sono opera di un autore poco conosciuto o addirittura da molti ignorato; sono infine allestite a Bologna, una città che non brilla certo per pubblicizzazione delle diverse iniziative, dovuta a  endemiche sordità diverse, a cominciare dagli enti pubblici fino a non pochi privati. Vediamo in breve di dare qualche informazione soprattutto sui primi due aspetti, che occorre  conoscere almeno un poco, per potere poi tentare l’approccio alla mostra.

Primo punto: Le opere: sono, come si è detto, incisioni in bianco e nero (con precisazioni sulla tecnica di esecuzione che gli esperti ben conoscono, cioè soprattutto acquaforte e acquaforte e acquatinta);  sono fogli che illustrano delle storie, alcune brevi altre più lunghe, interpretate dalla visione fantastica ed eccezionalmente elevata dell’artista, che lavorando su lastra riesce a dare luci, ombre, volumi e profondità ai vari disegni poi incisi. Ci sono testi di dramma, oppure tratti dalle Metamorfosi di Ovidio e di Apuleio, o divagazioni sul tema della morte, e scorribande libere nella fantasia o su temi musicali. Scene di grande prestigio tecnico e inventivo, di rara perfezione, enunciate tra suggestioni surrealiste, realiste ed impressioniste, entro paesaggi immaginari o descritti con intensa piacevolezza visiva. Si richiamano classici cinque-seicenteschi, turbamenti simbolisti, evocazioni oniriche, fantasie angosciate, scene di quotidianità, stupori notturni, suggestivi paesaggi tra nuvole, nevi e acque misteriose.

Secondo punto: L’autore. È tedesco, si chiama Max Klinger, nasce nel 1857 e muore nel 1920. È stato educato dalla famiglia, che lo ha sempre sostenuto nei suoi interessi e studi. Frequenta prestigiose Accademie e si diploma pure in pianoforte. Viaggia continuamente conoscendo in tal modo a fondo l’arte europea. In Italia rimane cinque anni, muovendosi soprattutto tra Roma e Firenze. Ha appena vent’anni quando comincia a farsi conoscere con disegni a penna di raffinata qualità. La sua fama cresce man mano che produce cartelle con cicli di incisioni, illustrazioni di libri, decorazioni e anche opere di scultura, secondo il concetto di opera d’arte totale, così come si trova nelle rappresentazioni teatrali di Wagner. Si dedica pure alla pittura, dipingendo diverse opere di contenuto sacro e profano. Ottiene molteplici incarichi accademici, titoli onorifici nel settore artistico e musicale, allestisce diverse mostre delle sue opere, mentre nel 1917, in piena guerra mondiale, gli viene intitolato un giardino nella città di Lipsia.

Le incisioni esposte in questa mostra bolognese provengono dalla Collezione Paola Giovanardi Rossi, la quale nel 2011 ha dato in comodato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna l’intera sua collezione di incisioni del grande artista tedesco.

Terzo punto: Conoscenza e pubblicità. Città ricca di idee e proposte culturali ma povera di politica gestionale ed amministrativa, Bologna ha ora un punto di riferimento ricco di eventi importanti sul piano della musica, dell’arte, della letteratura e della cultura in genere. Si tratta di Genus Bononiae, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna ed attualmente presieduto dal prof, Fabio Roversi Monaco, già Rettore dell’Università cittadina. Ed è appunto questa istituzione che ha organizzato la mostra in questione, nella prestigiosa sede di Palazzo Fava dove gli affreschi dei Carracci completano il quadro con una cornice estetica di eccezione.

MAX KLINGER – L’inconscio della realtà, Bologna, Palazzo Fava (v. Manzoni, 2), fino all’11 gennaio.

Orario: da martedì a domenica, ore 10 – 19. Lunedì chiuso. Catalogo Bonomia University Press. 

Informazioni: tel. 051 19936305   www.genusbononiae.it

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