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19 Aprile 2017

Terre padane, tra larghi spazi e antichi silenzi

Di Redazione
Delta del Po (D.223). Il Po di Tolle, 1954

Delta del Po (D.223). Il Po di Tolle, 1954

Gian Luigi Zucchini  –  Ecco una mostra di antiche memorie relative ad un ambiente di terre ed acque, che – tra canneti, boschi di pioppi, canali, spazi assolati – termina nel mare  AdriaticoLa mostra si intitola Terra senz’ombra – Il Delta del Po negli anni Cinquanta – ed espone un centinaio di fotografie scattate in un territorio un tempo definito ‘ingrato’ e massimamente desolato, povero di risorse, i cui abitanti erano costretti ad una vita dura e faticosa. Eppure, proprio per l’impegno di quelle persone e dei loro figli, oggi il delta del Po è una terra dove le risorse naturali sono state valorizzate, facendo così scoprire angoli di una bellezza sconosciuta: povera, essenziale, ma che in questa storia per immagini si presenta con particolare ricchezza umana. Infatti, vedendo le fotografie in esposizione, si ripercorre  il periodo del dopoguerra in un territorio allora desolato ma forte nei valori del lavoro, della famiglia, delle tradizioni domestiche e culturali, quelle che, specialmente dopo le grandi inondazioni del Po, hanno fatto risorgere questa terra fino ad arricchirla, oggi, di confortevoli aspetti turistici di una bellezza unica. 

Nelle foto, si ripercorrono momenti diversi – da quelli più drammatici a quelli domestici e quotidiani – di una storia di vite e di lavoro: dalla grande alluvione del Po del 1960, alle mondine in attesa del treno che le riporti alle loro case dopo il pesante lavoro della monda del riso, ai piccoli orfanelli che, in fila ordinata, osservano un semplice presepe, al sarto-barbiere, che – nella piccola frazione di Scardovari – si occupava di più attività, tra loro assai diverse, secondo un’antichissima tradizione secondo la quale, nelle poche e modeste botteghe di un villaggio, qualche artigiano suppliva ai bisogni della piccola comunità; fino alla bellissima foto che riprende la lavagna di una scuoletta elementare, dove una scritta col gesso consente ancora di leggere, scritta in bella calligrafia, la frase di un piccolo alunno: “Io amo la mia mamma”. Poi, la nebbia a Rovigo, in una stupenda fotografia che richiama una nota sequenza del film “Amarcord” di Federico Fellini, fino alle dune di sabbia, e al mare, che si intuisce sullo sfondo di una pianura piatta, senza ombre, mentre una venditrice ambulante passa in bicicletta per vendere i suoi pochi prodotti tra i rari capanni della Valle Pega.

Un bellissimo catalogo illustra con immagini ed alcuni saggi, questa  mostra che potremmo definire un esempio di rassegna storica di antropologia culturale. Cosa rara, che occorrerebbe far conoscere meglio per offrire uno spaccato storico-antropologico della cultura italiana nei suoi diversi aspetti e momenti, in relazione con l’ambiente, il lavoro, l’economia, le tradizioni e i costumi di questa penisola italiana, così bella e così spesso sconosciuta.

TERRA SENZ’OMBRA – IL DELTA DEL PO NEGLI ANNI CINQUANTA Rovigo, Palazzo Roverella, fino al 2 luglio.

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