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18 Giugno 2017

Un perfetto restauro per un meraviglioso Palazzo, a Bologna

Di Redazione

01_PALLAVICINI_LEONARDO(759x)GIAN LUIGI ZUCCHINI  –  Bologna sta riscoprendo e valorizzando i suoi molti e magnifici palazzi sei-settecenteschi, e alcuni anche di secoli precedenti. Si è cominciato con Palazzo Pepoli e Pepoli-Campogrande, poi con Palazzo Fava, Palazzo Albergati, ed ora Palazzo Pallavicini, in via Sant’Isaia, 24: tutte sedi prestigiose, abitate un tempo dalla più alta aristocrazia cittadina, ed ora restaurati e riportati al loro originario splendore per ospitare eventi importanti, convegni, incontri ad alto livello e soprattutto mostre.

Il principesco Palazzo Pallavicini, ultimo di questi importanti recuperi, non è mai stata aperto al pubblico, e quindi per i bolognesi e i forestieri che vorranno visitarlo sarà una ghiotta sorpresa ed un piacevole incontro con una realtà di grande interesse storico e artistico insieme, che si inaugurerà ufficialmente il 22 settembre con la mostra, già prevista, del celebre fumettista Milo Manara. In quell’occasione, il palazzo, conclusi i lavori di restauro ormai al termine, sarà aperto al pubblico e si potranno ammirare, insieme alla mostra, le splendide sale affrescate da noti artisti, tra cui il bolognese Giovanni Antonio Burrini, che nel 1690 rappresentò le ‘Storie di Fetonte’ nel grande salone delle feste.

Dal punto di vista storico, il palazzo è ricco di presenze di grandi personaggi della storia, dell’arte, della musica, della politica, tanto che potrebbe essere definito come una piccola reggia, dove si verificavano incontri importanti, soste di diplomatici, artisti, aristocratici e principi, feste e concerti memorabili. Tra questi, il corteo per celebrare la nomina di Gonfaloniere del senatore Davia, pari di Scozia e gentiluomo di Camera del duca di Modena; o il concerto tenuto il 26 marzo 1770 dal quattordicenne Wolfang Amadeus Mozart, nel periodo in cui alloggiò a Bologna col padre, incontrando poi padre Martini, insigne musicologo, ed altri protagonisti della musica europea, come il noto cantante Farinelli, il musicologo Charles Burney ed altri, tutti frequentatori di Palazzo Pallavicini.

Un’ulteriore testimonianza dell’importanza della casata e del palazzo è l’affresco che rappresenta l’imperatrice Maria Teresa d’Austria come ‘Cibele madre di tutti i popoli’, dipinta tra il 1791 e il 1792 dal bolognese Pietro Fabbri, proprio nel momento tristissimo in cui Maria Antonietta, regina di Francia e figlia di Maria Teresa, era prigioniera nel Tempio in attesa di essere poi, di lì a poco, ghigliottinata come già il marito re Luigi XVI, la sorella del re e molti altri della famiglia e della corte francese.

Qui, nel palazzo bolognese, fu poi ospitata anche un’altra figlia di Maria Teresa, Maria Carolina di Borbone che, scortata dallo stesso conte maresciallo Pallavicini, doveva raggiungere Napoli per sposare Ferdinando di Borbone, re delle Due Sicilie. E per l’arrivo dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo, fu organizzata lungo la via San Felice una memorabile corsa, detta “dei cavalli bianchi”.

Bologna fu dunque, tra fine Seicento e per tutto il Settecento, sede di una piccola corte di respiro europeo; ed è pertanto opportuno che sia riscoperta e valorizzata attraverso le sale splendide di questo palazzo.

A Bologna, quindi, non soltanto due torri e tortellini, ma tante altre testimonianza architettoniche, storiche, artistiche e – a conclusione – anche culinarie, che sono presenti in una globalità di interessi dove il gusto completa una gamma di esperienze non certamente consuete e sicuramente di grande valore culturale ed umano.

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