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26 Luglio 2016

Cenare su un’isola di un fiume

Di Redazione

giardino_Le MacineLe Macine di Vittorio Veneto (TV), un’oasi di relax e tranquillità

Cullati dal mormorio dell’acqua in un’oasi di relax e tranquillità: nel cuore di un’isola del fiume Meschio, l’hotel ristorante di Vittorio Veneto (TV) conserva il fascino dell’antico mulino 

Frutto dell’accurato restauro di un vecchio mulino, l’hotel ristorante Le Macine di Vittorio Veneto (TV) è un’oasi di relax e tranquillità che sorge nel cuore di un’isola del fiume Meschio. La suggestiva struttura coniuga il fascino dell’antico con lo stile raffinato e luminoso delle sale. Da provare, durante il periodo estivo, l’esperienza di cenare nell’incantevole giardino esterno immersi in un’atmosfera romantica e speciale, cullati dal mormorio dell’acqua che scorre tra le ruote ancora in funzione dell’ex opificio, un tempo cuore pulsante dell’economia cittadina. 

L’edificio risale al ‘700 e conserva nel ponte d’ingresso le antiche pietre delle macine. Il sapiente restauro ha mantenuto l’identità del vecchio mulino ricavandone, oltre alla sala principale, raccolte salette caratterizzate da soffitti a volta in tavelle di cotto e lo splendido giardino sul fiume. Con i lavori di ristrutturazione, terminati nel 2005, questo autentico gioiellino è stato restituito alla città facendo rivivere un’area dismessa e ricoperta dalla vegetazione.

Il ristorante è aperto tutti i giorni e dispone di spazi raccolti, ideali per cene romantiche o colazioni di lavoro, oppure più ampi per banchetti nuziali e ricorrenze di famiglia, buffet e aperitivi, festeggiamenti di laurea, cene aziendali, meeting e convegni.

I fratelli Casagrande: da trent’anni specializzati nell’arte dell’ospitalità

L’hotel e il ristorante Le Macine nascono da una lunga tradizione all’ospitalità della famiglia Casagrande e dalla consolidata competenza di Adriano e del fratello Giuseppe che da oltre trent’anni lavorano fianco a fianco nel campo della ristorazione.

Forte dell’esperienza maturata gestendo un hotel-ristorante storico della città e un locale tipico, Adriano ha voluto e curato tenacemente il restauro di questo complesso per realizzare e dare alla città una struttura che coniughi l’accurato stile nel locale e nel servizio con una collocazione particolarmente suggestiva. L’ambiente ideale dove gustare la qualità della sua cucina.

Ma ancor più gli ospiti dimostrano di apprezzare la cordialità e la professionalità di Giuseppe e del maître Giambattista Furlan che son riusciti a far diventare il ristorante un apprezzato luogo per i momenti più rilassati e sereni.

Adriano Casagrande, chef e artigiano del gusto

Lo chef Adriano Casagrande ha affinato la cucina veneta con elaborazioni e accostamenti ricercati, esaltando materie prime locali di alto valore con l’apprezzata maestria di un artigiano del gusto e un ricercatore di sapori.

La cucina è fatta di materie prime altamente selezionate, in parte fornite da produttori del territorio nel rispetto del km 0 come la carne, alcune verdure e, in stagione, funghi, bruscandoli e “sciopetin”, mentre le spezie vengono raccolte fresche nell’orto. Pasta e pane sono fatti rigorosamente in casa. Anche la pasticceria è prodotta nella cucina del ristorante regalando agli ospiti squisite dolcezze.

E’ disponibile anche un menù vegetariano per chi desidera scoprire come la cucina a base vegetale possa essere un’esperienza appagante e capace di sorprendere.

Una scala che scende nell’antico cuore propulsore del mulino porta alla cantina dove pregevoli vini locali riposano al suono delle acque che scorrono oltre le massicce pareti in pietra. Sono presenti circa 500 etichette sia italiane che straniere, provenienti soprattutto da Triveneto, Francia e California.

La renga, tradizione di terra e di mare

Immancabile appuntamento gastronomico del primo giorno di quaresima con la “renga” ossia l’aringa. Lo chef Adriano Casagrande prepara il piatto secondo l’antica tradizione vittoriese. Tradizione che si perde nei secoli e che pare risalga al Medioevo. Fino a qualche anno fa, le fabbriche, per contratto sindacale, chiudevano all’ora di pranzo. Operai ed impiegati facevano il giro delle osterie per degustare questa pietanza.

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