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30 Maggio 2019

Alla ricerca dell’arte rubata

Di Redazione

Capolavori Rubati, Luca Nannipieri, SKIRAC’è sempre stata lotta attorno all’arte. Omicidi, furti, razzie, corruzioni, contrabbandi, roghi, devastazioni e confische hanno contraddistinto la vita di molti capolavori.
Dalle statue della classicità, come l’Atleta di Lisippo o il cratere di Eufronio, alle opere di Piero Della Francesca e Raffaello, Leonardo da Vinci e Michelangelo, Mantegna, Tintoretto e Caravaggio, sino a Rubens, Vermeer, Degas, Monet, Renoir, Klimt, Picasso e Munch, sono molti gli episodi – alcuni celeberrimi, altri poco conosciuti, alcuni risolti, molti altri ancora sotto indagine – che ci portano nel cuore dell’illegalità, della criminalità, del mercato nero, della cupidigia, della volontà di potenza, che si nasconde dietro ogni ladrocinio.

Partendo dalla rubrica che Luca Nannipieri tiene al Caffè di RaiUno, il volume Capolavori rubati (Skira, 2019) illustra i casi più clamorosi di furti di opere d’arte, affrontando anche i traumi storici di saccheggi e spoliazioni coloniali e imperialiste. Lo fa attraverso la narrazione e la spiegazione giudiziaria dei furti, il commento sullo stile artistico delle opere rubate, l’inquadramento storico, la disamina museografica sulla sicurezza e sulla protezione dei capolavori: il libro affronta il grande tema dell’arte nel suo rapporto con la complessità del male.

Le opere coinvolte sono state, nel tempo, le più varie. Crocifissi, pale d’altare, ostensori, candelabri, turiboli, arredi funerari, urne cinerarie, statuette votive, bassorilievi, statue bronzee, mosaici, gioielli preziosi, stendardi, papiri, tele d’artista, così come i monumenta, sono stati ripetutamente oggetto di contese, guerre legali e diplomatiche, spoliazioni, saccheggi e violente dispersioni. Questi particolarissimi manufatti, che sono le opere d’arte, e questi particolarissimi luoghi pubblici, che sono i monumenti, non hanno ottenuto nei secoli soltanto cure, attenzioni, dedizione e meticolosi riguardi verso la loro preservazione, ma hanno attirato spesso avidità, ingordigie, accanimenti e speculazioni.

Scrive Nannipieri nel volume: “Si dice, citando malamente L’idiota di Dostoevskij, che la bellezza salverà il mondo. Se la bellezza fosse sufficiente a salvare il

Lisippo di Fano

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mondo, basterebbe riempiere il mondo di bellezza e saremmo tutti salvi, tutti santi. In realtà, la storia dell’arte è, anzitutto, storia di capolavori scomparsi, collezioni disperse, opere inaudite di cui si posseggono soltanto copie postume, calchi, riproduzioni fedeli o varianti perché gli originali si sono perduti. E si sono perduti perché sono stati distrutti, frantumati, contesi: i bottini di guerra, dalle antiche civiltà fino a qualche decennio passato, sono stati soprattutto razzie non solo di materie prime, ma di opere d’arte, preziosità, sculture che dai territori dei vinti venivano trasferiti con forza e autorità nei paesi, nelle città, nelle corti, nei palazzi dei vincitori. Il furto, in fondo, è stato forse il gesto criminale più saltuario, più occasionale, in una sequenza assai più fitta di indebite appropriazioni, sciacallaggi, spoliazioni pianificate su vasta scala”.
Il volume è disponibile in libreria dal 6 giugno.

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