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14 Novembre 2016

Disegni barocchi a Bologna, con eleganze d’epoca e richiami storici

Di Redazione

04_-monti-francesco-cristo-e-la-samaritana-al-pozzo-matita-biacca-su-carta-colorataGIAN LUIGI ZUCCHINI –   Il Seicento fu, per Bologna, un secolo di grande pittura. L’Accademia degli Incamminati, fondata dai Carracci, camminò davvero, ricevendo stimoli e impulsi da Venezia  ma elaborando in proprio un modo realistico di comporre le figure e le azioni. Intimistico, domestico, quello di Ludovico; più colto ed elegante quello di Agostino; efficace in un primo tempo, classico successivamente quello di Annibale, del quale Caravaggio esclamò, vedendo a Roma alcune opere dell’artista bolognese, che finalmente vedeva un pittore. Un pittore vero, intendeva dire, e non un copista qualsiasi, o uno pseudo artista senza invenzione.

Alla base di tutto stava il disegno. Mediante il disegno si osservava analiticamente la realtà, si esercitava la mano nella realizzazione delle figure, e molto più correttamente si poteva comporre l’opera che si doveva poi realizzare sulla tela. E l’Accademia insegnava appunto questo: un procedimento didattico, finalizzato all’esecuzione di piccoli e grandi dipinti di qualità estetica e di forza espressiva, desunti dalla realtà

La Galleria Maurizio Nobile di Bologna, ha, sul tema del disegno seicentesco bolognese, allestito una mostra che espone opere di grandi maestri dell’epoca, con significative aperture anche al Settecento, fino a concludere con un folto gruppo di lavori di Felice Giani. Si inizia con un bel “Ritratto di vecchio”  del Guercino, che dei Carracci (e particolarmente di Annibale) fu un egregio continuatore, personalizzando tuttavia con forte personalità inventiva, la propria pittura, eccellente nel colore, nelle forme, e nel disegno, come testimoniato dal foglio esposto in mostra. Si continua poi con altre opere di artisti più o meno noti, come Marcantonio Franceschini, Francesco Monti, Donato Creti, che sta a mezzo tra Sei e Settecento, e tende quindi a promuovere un tipo di pittura incentrato molto sull’eleganza delle forme e gli effetti cromatici, spesso di alta qualità. E ancora Giuseppe Varotti, esponente del Barocchetto bolognese, una versione più sobria e contenuta dell’elaborato rococò; i Gandolfi, soprattutto Ubaldo, ma anche il fratello Gaetano, che si erano formati entrambi all’Accademia Clementina, nata in seguito al declino di quella degli Incamminati, e nella quale si formarono anche altri artisti bolognesi del periodo, tra cui Donato Creti, sopra citato, e Carlo Cignani.

Segue poi a conclusione una selezione abbastanza ampia di disegni di Felice Giani, che si formò a Bologna presso Gaetano Gandolfi e morì a Roma nel 1828. E dalla data si può capire anche come i suoi lavori risentirono del clima neoclassico, ma dove nel disegno si apprezza un suggestivo movimento di segni eleganti e spesso nervosi, tra chiaroscuri a volte quasi violenti.

Infine, è allestita una stanza dedicata a disegni anonimi, che ancora non hanno trovato un’attribuzione accettabile. Uno stimolo per partire con studi e ricerche, da parte di studiosi ed interessati alle cose d’arte.

Fogli barocchi. Disegni bolognesi tra Seicento e Settecento, a cura di Marco Riccòmini, Bologna, Galleria Maurizio Nobile, v. Santo Stefano, 19 / A, fino al 23 dicembre

Catalogo in Galleria, a cura di Marco Riccòmini

Orari: dal martedì al sabato, dalle ore 11 alle ore 19.

Informazioni e contatti: +39 051 238363  – www.maurizionobile.com   email bologna@maurizionobile.com

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