Gian Luigi Zucchini – Ecco, anche qui a Milano, un’ulteriore mostra sugli impressionisti, mentre a Treviso si accalcano visitatori per “Le storie dell’Impressionismo” curata da Marco Goldin e all’insegna dell’impressionismo e anche dei macchiaioli fioriscono altre piccole mostre qua e là.
Plagio ? Massificazione? Moda? Superficialità generale? Macché. Interesse, attenzione, e – nel più modesto dei casi – curiosità. Perché la pittura di quel periodo è bella, piena di luce, di vita, di pacati paesaggi, di fatiche quotidiane e di lavoro rappresentato nel più prensile dei modi; e così piace, e più piace più si capisce, e più si capisce più si entra nel costume, nella cultura, nella storia di un’epoca, un ambiente, un modo di essere e di vivere. E così, se fino a qualche anno fa si correva per i grandi Monet, van Gogh e Gauguin, ora si spasima pure per altri un po’ più defilati: Dégas, Renoir, Cézanne, diciamo un po’ meno facili dei precedenti; ma anche si comincia a conoscere abbastanza bene Sisley, Tissot (di cui si chiuse una bella mostra a Roma lo scorso anno), Fantin-Latour, poi addirittura Mary Cassat, che oltre ad essere una donna era anche americana, e soprattutto Berthe Morisot. E legato a questo nome fenmminilmente gentile, dobbiamo subito inserire nella lista degli impressionisti più amati e conosciuti anche Edouard Manet, che della Morisot fu cognato, e che fu anche un artista abbastanza prolifico e importante perché, nei suoi rigori stilistici, nel suo modo di usare il colore ad un tempo sobrio ed eccitante, nei suoi ritratti così realistici e veri, ha contribuito a creare, forse più di altri, i presupposti di un’arte moderna che fosse non solo luce, ma anche figura, materialità, storia, quotidianità.
Ecco dunque Manet, che arriva dal Musée d’Orsay a Milano, nell’ambito di un accordo che prevede il trasferimento di un cospicuo numero di opere del museo francese a mostre in Italia, e dove, nell’esposizione di Palazzo Reale, potremo ammirare e/o rivedere alcune delle opere dell’artista conosciute in tutto il mondo, insieme a molti altri lavori di pittori coevi, alcuni dei quali già citati poco sopra, e altri che comprendono il periodo del pieno impressionismo fino agli inizi, con Signac, di una nuova stagione artistica germogliata dalla fecondissima pianta impressionistica, fascino del paesaggio e poesia della luce.
Manet e la Parigi moderna, Milano, Palazzo Reale, fino al 2 luglio.
Catalogo Skira