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13 Febbraio 2018

Settecentesche sorprese, tra scandali e divieti: Pompei ritrovata, e pure Ercolano, a Chiasso

Di Redazione

01(7)In occasione dei 280 anni dalla scoperta di Ercolano e dei 270 anni da quella di Pompei, l’esposizione documenta come il ritrovamento di due tra i siti archeologici più importanti al mondo sia stato comunicato attraverso lettere, taccuini acquerellati, incisioni, disegni, fotografie, cartoline, tra il Settecento e gli inizi del Novecento. La rassegna, che presenta una serie di reperti originali, testimonia inoltre come autori quali, Karl Jakob Weber e William Gell, Giovanni Battista e Francesco Piranesi, Philipp Hackert, nonché disegnatori, incisori e cultori dell’antico fino ai fratelli Alinari, contribuirono alla fortuna storica e critica delle due città dissepolte, ripercorrendo la storia di due tra i ritrovamenti archeologici più importanti al mondo.

Il percorso espositivo inizia dalla metà del Settecento, quando studiosi e appassionati dell’antico incominciano a descrivere i ritrovamenti, inizialmente sporadici e casuali, attraverso le lettere, (vedi il caso di J.J. Winckelmann), a cui si aggiungono nel 1762 i commenti sulla conduzione degli scavi, come nelle lettere del conte di Caylus, collezionista e archeologo, e di Goethe.

Il viaggio del Grand Tour, a fine Settecento, annovera ormai come tappa obbligata Napoli, Pompei ed Ercolano. Molti artisti, architetti e cultori dell’arte di tutta Europa, incuriositi dalle notizie che circolavano e dalla divulgazione delle prime incisioni promosse dal sovrano illuminato Carlo III di Borbone con soggetto “Le Antichità di Ercolano” iniziano a disegnare dal vivo, appuntando sul proprio taccuino di viaggio schizzi, disegni acquerellati e note scritte. Sono necessari permessi speciali e le preziose notizie su Ercolano e Pompei fanno il giro del mondo, come nel caso del nobiluomo William Gell, che lascia un taccuino inedito denso di annotazioni, esposto in mostra, che confluirà  in diverse pubblicazioni. La colonia degli inglesi è, in effetti, molto attiva nel disegnare e ritrarre gli scavi, allo scopo di pubblicare testi corredati da incisioni per far conoscere l’antico. In relazione a tale fenomeno, si inserisce la produzione delle splendide acqueforti di Giovanni Battista e Francesco Piranesi che ritraggono in maniera suggestiva sia Ercolano che Pompei. Con l’inizio dell’Ottocento il disegno si fa preciso e prospettico, e fa capolino la nuova tecnica fotografica. Nei primi decenni del Novecento, le cartoline in litografia o cromolitografia diventano un usuale mezzo di comunicazione per veicolare le immagini dei luoghi visitati, inserendo così nel loro repertorio anche le città dissepolte di Ercolano e Pompei, che costituiscono tappe obbligate del nascente fenomeno del turismo.

A contestualizzare il racconto, saranno esposti una ventina di reperti archeologici originali, come gioielli, tra cui l’anello di Carlo o il bracciale della Casa del Fauno, piccole teste in bronzo e lacerti di affreschi. Fra le opere pittoriche in mostra il ritratto di Latapie e la ricostruzione di una casa pompeiana di Luigi Bazzani proveniente dal Dahesh Museum di New York.

Pompei e Ercolano: visioni di una scoperta, Museo di Chiasso (Svizzera) dal 25 febbraio al 6 maggio 2018

Catalogo bilingue italiano-inglese (editions d’Art Albert Skira, Ginevra, 2018)

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