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1 Luglio 2017

La notte magica dei Ristorantori padovani

Di Redazione

EL8A2151Cena di gala sotto le stelle a Monselice (Piazza Mazzini, 4 luglio ore 20)

di Federica Pagliarone- Dopo il successo delle edizioni passate anche quest’anno torna “La Notte Magica dei Ristorantori Padovani – Cena di Gala sotto le stelle”, uno degli appuntamenti culinari proposti dai Ristorantori Padovani dell’Ascom e oggettivamente fra i più importanti del territorio padovano.

Nello scenario di Piazza Mazzini con la quinta della torre civica, a Monselice, martedì della prossima settimana, 4 luglio 2017, a partire dalle ore 20 sarà messa  in scena (perchè quasi di una piéce teatrale si tratterà) la cena di gala, accompagnata da intrattenimento musicale e spettacoli di danza. La piazza, com’è nella tradizione dei Ristorantori Padovani che hanno sempre riservato un’attenzione del tutto particolare anche agli aspetti scenografici e coreografici, sarà il suggestivo teatro dove raffinatezza, gusto ed eleganza ben si sposeranno con l’ambiente medioevale di Monselice. La serata del 4 luglio sarà un evento unico, e l’obiettivo dei Ristorantori Padovani sarà quello di coniugare valori e cultura del territorio traducendoli, in modo creativo, nella proposta che i rappresentanti dell’alta cucina padovana hanno previsto per l’occasione.

Così il filetto di anguilla (bisato in dialetto) che seguirà il gran buffet di benvenuto, sarà un omaggio al “Bisato”, ovvero il canale che attraversa la città della Rocca caratterizzandone alcuni angoli suggestivi. Così come fa parte di un’antica tradizione la raccolta dei capperi che, spontaneamente, crescono negli anfratti delle storiche mura cittadine.

Per qualcuno sarà una sorpresa scoprire che il “contado” monselicense nasconde il tartufo nero che accompagnerà i tortellini in  sfoglia sottile, mentre la guancetta di vitello stesa su letto di patate viola offrirà l’occasione per verificare quante e quali siano le tipologie di verdure che vengono prodotte in un trionfo di biodiversità di cui tutti noi dobbiamo andare fieri ma che ci obbliga anche ad un ruolo di “custodi” di una ricchezza che il consumo del suolo rischia di mettere in serio pericolo. Quasi obbligatorio un dessert intitolato alla “Rocca”, il colle di Monselice che compare non solo nello stemma cittadino, ma costituisce il riconoscimento stesso della città e, per i suoi abitanti, la visione tranquillizzante del “ritorno a casa”, sia nel lungo che nel breve periodo.

La chiusura con il “brodo di giuggiole” è un omaggio ad una delle coltivazioni più tipiche e, al tempo stesso, più inusuali del territorio che sono, per l’appunto, le giuggiole alle quali, ogni anno, Arquà Petrarca dedica una specifica manifestazione.

Persino il Caffè dell’antica torrefazione Fabris è un’eccellenza locale così come lo sono i vini delle straordinarie aziende che in questi anni si sono imposte sui mercati internazionali. La storia che la piazza, la torre, la loggia, la chiesa di San Paolo ed il complesso di Ca’ Marcello esprimeranno al solo sguardo, troverà anche un riferimento nel “Sangue Morlacco”, il liquore di casa Luxardo il cui nome si deve nientemeno che a Gabriele D’Annunzio.

Che dire ancora? Che la cucina è l’essenza stessa di una comunità e di un territorio. Non per nulla l’Italia vanta tante e tali diversità che ne fanno l’oggetto del desiderio di milioni di turisti.

Forse per troppo tempo l’abbiamo sottovalutata, come per troppo tempo abbiamo sottovalutato (ed in parte continuiamo a farlo) l’incredibile valore che ha il turismo per la nostra economia.  Se pensiamo che possano essere i centri commerciali a farci decollare, abbiamo sbagliato tutto. Il nostro vero tesoro sta in questo ambiente naturale eccezionale, in questi borghi medioevali straordinari, in questa cultura del cibo che da esigenza del corpo è diventata soprattutto opportunità per l’intelletto.

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