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11 Luglio 2015

Bergamo capitale europea dei formaggi

Di Redazione

LE VIE DEI FORMAGGI

IMG_0166 copiaI formaggi come veicolo di turismo, per conoscere gli alpeggi e la produzione di sette gioielli caseari, ma anche natura e cultura delle Prealpi Orobie. Questo è il progetto Forme, questo l’obiettivo con cui nascono le «Vie dei formaggi», itinerari alla scoperta di un patrimonio caseario unico. Siamo a Bergamo, autoproclamatasi «Capitale europea dei formaggi», per via delle nove Dop (Formai de Mut, Strachitunt Val Taleggio, Bitto, Taleggio, Gorgonzola, Grana Padano, Provolone Valpadana, Quartirolo Lombardo e Salva Cremasco) che si producono sulla sua terra, unico esempio del continente. Ma solo qui nascono anche  sette eccellenze dal sapore e dalla storia inimitabile, riunite sotto l’unico marchio dei  «Formaggi Principi delle Orobie»: il Bitto Storico, formaggio mix di latte vaccino e caprino che arriva a stagionare oltre dieci anni, il Branzi Ftb dalla storia secolare e omonimo del paese in cui si produce, lo Strachitunt Val Taleggio, l’erborinato antenato del Gorgonzola, quindi l’Agrì di Valtorta, il Formai de mut dell’alta Val Brembana, lo Stracchino all’antica (quello nato dal latte delle vacche «stracche», ovvero stanche) e i formaggi caprini di capra Orobica. Sette gioielli che l’associazione «San Matteo – Le Tre Signorie» di Branzi insieme alla Camera di commercio di Bergamo vuole diventino traino di cultura e turismo per una valle, anzi per le Orobie, il massiccio prealpino che attorno al Pizzo dei Tre Signori riunisce le province di Bergamo, Sondrio e Lecco in un unico grande patrimonio storico, naturalistico e caseario-gastronomico.

I formaggi e il cammino per la loro scoperta diventano così un modo per portare turismo alla terra dove nascono. Da qui la proposta degli itinerari dei «Formaggi Principi delle Orobie» che nei prossimi anni verranno definiti, strutturati, attrezzati per il visitatore. Il primo a essere “operativo” è quello che porta alla scoperta di Branzi Ftb, Formai de mut dell’alta Val Brembana e Bitto Storico. Si parte dall’agriturismo Ferdy di Lenna, dove già si possono assaggiare i sette formaggi Principi e avvicinarsi a una valle custode di antiche tradizioni rurali e alpine ancora intatte: l’allevamento di antiche razze bovine e caprine, l’uso delle erbe selvatiche per il benessere e in cucina, i ritmi della natura. Ci si sposta, con l’auto, fino a Branzi, nella vicina Val Fondra, dove alla Latteria sociale sarà possibile conoscere la storica attività di un’azienda che raccoglie il sacrificio e la genuinità di decine di piccoli allevatori locali. Terza tappa all’alpeggio nella selvaggia Valle Inferno, presso l’agriturismo d’Alpe di Ferdy: qui avverrà l’incontro con  la vita più autentica del contadino-montanaro, fatta di fatica ma anche cose semplici e genuine. Si toccherà con mano l’arte della mungitura come una volta, laddove le macchine non possono arrivare, la caseificazione per la produzione di Formai de mut e stracchini,  la cucina dell’alpeggiatore, un tempo «povera», oggi diventata d’eccellenza nei ristoranti stellati. Nella baita d’alpe si vivrà l’intimità della sera e il silenzio della montagna. Per prepararsi poi alla traversata del giorno dopo, lungo i sentieri che per secoli hanno visto lo scambio di persone e prodotti tra alta Val Brembana e Valtellina, in provincia di Sondrio. Raggiungendo il passo di Salmurano si scenderà verso Gerola, per la visita al «santuario»  del Bitto Storico, il formaggio diventato un «caso» mondiale per le sue straordinarie proprietà, per la sua battaglia vinta contro l’omologazione dei sapori industriali.

Itinerari, dunque, per toccare con mano il grande patrimonio culturale di un vasto territorio. Ma Forme vuole anche essere il punto di partenza per fare in modo che i «suoi» formaggi siano percepiti dal grande pubblico come prodotti di grande pregio, a cui dare il giusto valore. Ecco, allora, la mostra «Formae» in programma, a ottobre, nello splendido scenario del monastero di Astino a Bergamo. Con un approccio duplice ai formaggi: artistico, nel corso del quale le eccellenze casearie saranno proposte come veri e propri «beni culturali», in un percorso espositivo capace di far dialogare l’arte del cibo con l’arte figurativa; ed esperienziale, ovvero con laboratori e degustazioni per far scoprire le caratteristiche uniche di queste eccellenze. «Finalmente – dice il capo progetto Francesco Maroni – i nostri formaggi avranno lo spazio, il ruolo e il valore che si meritano. Quello di prodotti straordinari, unici, sani e buoni. Un messaggio che, attraverso le nostre iniziative, vorremmo portare lontano, facendone soprattutto un traino per l’economia e il turismo della nostra terra».

Progetto ed eventi su www.progettoforme.eu

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