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3 Agosto 2020

In Sicilia, coltivatori virtuali dell’oro verde “re pistacchio”

Di Marco Giovenco

PistacchioHa il curioso nome di Fustuq ed è il progetto di crowdfunding che ha l’obiettivo di ricostruire e ridar nuova vita a un antico pistacchieto in Sicilia. Un’idea tutt’altro che bizzarra ma assai concreta quella lanciata da Vincenzo e Giuliano Bonfissuto, due giovani fratelli titolari dell’omonima pasticceria di Canicattì, in provincia di Agrigento. Che in questo modo hanno voluto sottolineare l’amore per la loro terra e per le tradizioni genuine del passato.
Tutto è cominciato nel cuore della Sicilia meno conosciuta, quando Vincenzo e Giuliano si sono imbattuti in alcune piante di pistacchio, di una specie autoctona, che giacevano incolte e in stato di semi abbandono. I due hanno subito compreso l’importanza di quel piccolo patrimonio, da coccolare e salvaguardare. Tanto che hanno studiato e messo a punto un progetto per ricreare il primo pistacchieto della zona, a km zero rispetto al laboratorio di produzione, sito in un podere di 800 metri quadrati di aperta campagna e incastonato fra vigneti e mandorleti.

Pistacchio

La cura de fratelli Bonfissuto per le piante di pistacchio

Da inizio agosto, attraverso il crowfunding sulla piattaforma internazionale Kickstarter.com (consulta il progetto), è cominciata la raccolta fondi con l’obiettivo di impiantare le prime 70 piante di pistacchio e rendere uno dei dolci più iconici della pasticceria di Canicattì, il panettone al pistacchio, a chilometro zero. Ma, oltre a questo, raggiungere l’autosufficienza nella coltivazione e produzione.
Oltre 10 tipologie di modalità per sostenere il progetto: dalla semplice donazione libera, a un minimo di 30 euro per ricevere a casa (e in tutto il mondo) il loro lievitato al pistacchio, fino a 1.000 euro per adottare un massimo di 70 piante di pistacchio (che riporterà una targhetta con il nome del donatore per ogni albero), un omaggio di 12 panettoni e un’esclusiva giornata di experience in azienda comprensiva di pernottamento e degustazioni e pasti tipici insieme ai fratelli Bonfissuto.
pistacchioI “coltivatori virtuali” dei 70 pistacchi potranno assistere a distanza all’impianto del loro albero, con la possibilità di attribuirgli un nome: verrà data nel tempo testimonianza della crescita, della fioritura, del raccolto di ogni singolo pistacchio e infine della sua trasformazione ed utilizzo. Contribuendo al progetto ci sarà la possibilità di affondare le proprie radici in Sicilia e al tempo stesso rinsaldare e consolidare quelle già esistenti, per riscoprire una specie autoctona di pistacchio e il legame fra la terra, la Sicilia e i suoi prodotti genuini.
Il nome del progetto, Fustuq, riprende un termine arabo che, in seguito, è stato assimilato dal dialetto siciliano: “fastuca”, l’oro verde, il pistacchio.
«Il laboratorio dove ci siamo recentemente spostati per ragioni di spazio è un terreno collinoso e calcareo che intorno agli anni Venti del secolo scorso chiamavano “la fastuchera di contrada giuliano”, zona vocata per la coltivazione di pistacchio oggi quasi persa – raccontano i fratelli Bonfissuto -. Probabilmente una coltivazione abbandonata nel tempo perché meno produttiva e con più difficile manutenzione dell’uva da tavola coltivata in queste zone. Stiamo rischiando di perdere un patrimonio culturale e agroalimentare unico di queste zone».
Incoraggiamento agli imprenditori siciliani
«Con il patrocinio dei comuni di Delia, Canicattì e Naro vogliamo portare l’eleganza della Sicilia nel mondo, dando anche un incoraggiamento a tutti i giovani imprenditori siciliani per non abbattersi, nonostante le evidenti difficoltà dovute al Covid19 – racconta Vincenzo Bonfissuto -. Per questo abbiamo optato per una piattaforma di crowdfunding che coinvolga tutto il mondo, dato che i nostri prodotti vengono esportati in tutto il globo. Il nostro augurio è che possano essere ambasciatori di quella Sicilia autentica che vogliamo far conoscere proprio ora che il turismo internazionale è sostanzialmente fermo».

Pistacchio

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