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24 Novembre 2014

Matera, lontana e periferica, ma al centro del Mondo

Di Redazione

Martina Vacca – A  Matera, ormai conclamata capitale europea della cultura nel 2019, l’aggettivo che più si addice è “ineffabile”. Matera magia di luci-300 copiaLa sua è infatti una bellezza che non si può descrivere e che trae dall’originalità la sua forza. Tra le cinque concorrenti con cui ha disputato l’ambito titolo, è infatti del tutto diversa per paesaggio, ambiente, costumi, tradizioni, ponendosi in una dimensione meno terrena e più onirica, meno contingente e più universale. Nascosta al resto del mondo, confusa tra i suoi Sassi, ignorata dalle grandi vie di comunicazione, la città ha resistito e ha saputo fare delle sue debolezze la sua forza. Nessun’ altra è come Matera: è una città del sud ma non possiede una vegetazione folta e lussureggiante, è lontana dal mare, non ha la montagna, perlomeno non quella da turismo invernale, è periferica e dimessa, più umile che superba, più contadina che metropolitana, più semplice che complessa.

“Il massimo della raffinatezza è la semplicità” – diceva Steve Jobs. “In questa raffinata semplicità è il segreto di Matera” – diciamo noi. Dei suoi Sassi, dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ha saputo fare tesoro, riuscendo a trarre da una cultura millenaria, tra l’altro, spazi e motivi di attrazione per l’edonismo moderno: in alcune strutture ricettive è infatti perfino possibile nuotare tra le grotte in calde acque termali e godere di un ambiente atavico in assoluto relax.

Passeggiando, per le vie di Matera, ci riscopriamo avvolti dalla magia dell’unicità del prodigio urbanistico incarnato dai Sassi, massima rappresentazione dell’adattabilità dell’uomo, che in funzione delle proprie necessità ha saputo modificare i lineamenti di un paesaggio brullo, conformandosi ad esso. E’ poi particolarmente suggestivo incontrare le chiese rupestri, le cripte e gli eremi che, scavati nel tufo o incastonati tra i precipizi, esprimono architetture diverse in cui civiltà greco-ortodossa e latina si fondono armonicamente. Il  paesaggio a volte asfittico e quasi lunare, che la fa sembrare come sospesa e senza tempo, un ritaglio di Palestina nel mezzogiorno italiano, l’ha fatta amare da poeti e scrittori, da attori e registi di fama internazionale. Il primo, o uno dei primi, fu Carlo Levi, poi Pasolini, ieri Gibson, oggi Timur Bekmambetov che a gennaio si trasferirà a Matera armi e bagagli per il remake del Kolossal di “Ben Hur”.

Le riprese del film, il cui produttore esecutivo, sarà Enzo Sisti, prevede il coinvolgimento di 1800 comparse, mentre non è ancora noto il nome dell’attore protagonista che sostituirà Charlton Heston. Al momento è certa la presenza di Morgan Freeman e si sa che il set principale sarà la piazza di San Pietro Caveoso, alle spalle il masso roccioso del Monterrone che si protende – inquietante – sulla Murgia. Dal 2 al 5 gennaio 2015 Matera si trasformerà in presepe per festeggiare i cinquant’anni dal “Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini e oltre trecento figuranti riproporranno le atmosfere suggestive della natività e della Galilea di duemila e quattordici anni fa, attraversando vie, vicoli, piazze.

“Segui la stella cometa” – sarà lo slogan che accompagnerà l’evento attraverso una scia luminosa lunga cinque chilometri.

Ma la città ha investito con convinzione sulla cultura già da anni. Il fermento culturale – affermano in molti – è palpabile.

Mostre, convegni, incontri e iniziative sui più disparati argomenti della letteratura e dell’arte si alternano d’inverno come d’estate. Un Premio letterario dal nome antico, “Energheia”, riscuote adesioni, consensi e successo, da oltre venti anni, coinvolgendo studenti, appassionati e scrittori emergenti provenienti non solo dall’Italia, ma anche dalla Spagna, dall’Africa, dal Libano e da Israele, confermando la dimensione internazionale della città. E’ stato proprio l’essere Matera un gioiello romantico e antico, che brilla verso l’ avanguardia e l’internazionalità, a convincere i giurati che le hanno attribuito il titolo di capitale della cultura 2019. Tra le più quotate, nonché validissime candidate, Ravenna e Lecce, Matera è riuscita a  realizzare un piano sapiente e strategico ricco di quel dinamismo innovativo  rappresentato soprattutto dal lato artistico, che ha disarmato la giuria, non lasciandole alcun dubbio – pare – sulla scelta dell’aggiudicazione del titolo.

Oltre alla mostra del Rinascimento Meridionale, evento a forte attrazione turistica europea, il punto di forza della città  è stata l’innovazione, espressa nella missione di  riuscire ad istruire gli enti pubblici locali a lavorare su più fronti e in maniera maggiormente aperta alle sfide e ai cambiamenti del sistema moderno e internazionale. La maggiore prova alla quale Matera sarà chiamata a rispondere è quella del turismo, destinato ad aumentare nel tempo, ma che nelle previsioni della città lucana conserverà i principi della sostenibilità ambientale.  Matera aveva comunque raccolto la sfida già da tempo, forse proprio da quel 1951, quando su un noto quotidiano, fu definita “la vergogna d’Italia”.

Oggi è  – a tutti gli effetti – sotto i riflettori del mondo e all’Italia potrebbe perfino diventare d’esempio.

 

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