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19 Aprile 2020

L’identikit del viaggiatore post Covid19: l’industria turistica cerca il rilancio

Di Redazione

Natura incontaminata, ambienti sani, poco affollamento e niente stress: è l’identikit del viaggiatore post-Covid19. O meglio, cio che è più probabile che sia. L’analisi è il risultato di un’indagine condotta dall’agenzia di comunicazione Open Mind Consulting di Torino che ha raccolto l’autorevole parere del professor Mauro Felletti, psicanalista e psicoterapeuta dell’adulto, dell’età evolutiva ed adolescenza, e della coppia, coordinatore dell’Area delle Neuroscienze e della Psicologia dello Sviluppo presso il Cidimu di Torino.
In questa situazione viene lecito chiedersi quali possano essere profilo, attese ed esigenze del viaggiatore post-Covid19. Certo, domanda per nulla facile visto che, al momento, subisce ancora l’influenza di troppe variabili. Come la durata e l’estensione dell’epidemia, i tempi per trovare cure mirate, la prosecuzione delle misure di distanziamento sociale, il ripristino dell’accordo di Schengen, le strategie economiche per contrastare e superare la crisi.
Problemi complessi che investono molteplici aspetti individuali ma anche economici e politici. Se avremo la cura sarà uno scenario. Senza, un altro. Per cui, con così tante variabili decisive, diventa difficile fare oggi previsioni. Tuttavia, se si esce dall’ansia di sapere come fare concretamente e subito, e ci si occupa di capire come si reagirà a questa situazione nuova e destabilizzante, è facile intuire che si tornerà a vivere e a rioccupare gli spazi che oggi ci sono ristretti e limitati perché insopprimibile è la necessità dell’uomo ad andare oltre, a muoversi, anche vincendo le proprie paure.
«Questo è un punto fondamentale – osserva Felletti -. Dentro di noi abbiamo spinte biologiche a questo comportamento, fondate su meccanismi neurologici e psicologici propri dei mammiferi, che nelle neuroscience vengono indicati come “comportamenti di esplorazione”. Una pratica che, nei mammiferi, ha a che fare con la sopravvivenza e quindi, è istinto naturale, mentre nell’uomo si trasforma in bisogno di sapere superando il naturale per farsi culturale. Noi siamo sospesi tra “nature” e “nurture” (nutrimento) e questa pulsione, che raggiunge il massimo della sua espressione nella nostra specie, nessuna epidemia, per quanto grave, può arrestare».
Ciò significa che, appena possibile, si assisterà ad una rapida ripresa, dovuta al fatto che, «la curiosità è innata nell’uomo e non si può spegnere. Niente può riuscirci perché ha radici biologiche profonde: sono i meccanismi su cui si fonda la vita e che crea quell’istinto epistemofilico che ci porterà su Marte fra non molto tempo. È la natura dell’Homo Sapiens Sapiens che da questa esperienza riemergerà cambiato».

Cosa fare domani?
Ciò che si profila nel post-emergenza Covid19 è una maggior attenzione all’ambiente, con accresciute sensibilità e responsabilità e una curiosità più profonda verso Gea, la madre Terra. E anche questa, in fondo, è un’indicazione pratica “su come fare domani”.
Partendo da questo presupposto, cambieranno radicalmente le esigenze dei viaggiatori post pandemia. Se nell’immediato sarà l’incoming a ripartire, seguendo il richiamo: “Io resto in Italia”, l’outgoing si riprenderà più lentamente verso quelle destinazioni che sapranno garantire sicurezza sanitaria, fermo restando che anche i nostri potenziali turisti incoming dovranno considerare sicura e affidabile l’Italia dal punto di vista sanitario e sociale. Perché saranno le mete estere considerate sicure sanitariamente a riprendersi per prime e ad essere richieste da un viaggiatore che domani cercherà Paesi e prodotti che gli assicureranno situazioni no-stress, poco affollate, ambienti sani, paesaggi intatti, pulizia, correttezza, servizi efficienti ed organizzati, rispettosi dell’ambiente. Un ricettivo adeguato, di conseguenza, alle nuove esigenze.
I beni di un Paese intesi come ambiente, ecosistema, patrimonio culturale e artistico, di cui il turista vuole godere, e che lo spingono a scegliere una meta piuttosto che un’altra, dovranno trovare un armonioso riscontro nelle infrastrutture e nei servizi che consentono al viaggiatore una fruizione/godimento piacevole di tali beni. Un Paese piacevole per gli altri è un Paese bello e accogliente in primis per chi ci vive. Quindi bisognerà lavorare con un obiettivo preciso e ambizioso: quello di saper connotare e costruire prodotti – che siano destinazioni o tour/soggiorni – in grado di raccontare e far percepire al viaggiatore la precisa sensazione di sana accoglienza. Territori in cui sia chiara la percezione di un diffuso benessere economico, morale, sociale, culturale e ambientale. Luoghi sicuri, ricchi di bellezza e gioia di vivere. Mete di cui nessun turista vorrà fare a meno o che potrà mancare di visitare e raggiungere, per vivere esperienze che lo coinvolgeranno con e in tutti i sensi.

Da brand a #lovereputation
Kevin Roberts, AD dell’agenzia pubblicitaria Saatchi&Saatchi, ha teorizzato che le destinazioni, più che attraverso un brand, dovranno essere identificate e percepite come un lovemark. E potenzialmente l’Italia lo è, perché intesa come esperienza indimenticabile, unica, imperdibile e insostituibile. «Il lovemark – argomenta Roberts – è una sintesi che comunica unicità, intimità, sensualità e mistero. La “costruzione” del lovemark di una destinazione turistica implica quindi un approccio responsabile, etico e sostenibile e quindi un sentimento di vero amore nei confronti del territorio che si vuole promuovere, salvaguardandone i valori identitari».
Con lovemark e lovereputation si chiude il cerchio: perché questi sentimenti di amore verso una destinazione, percepita come imperdibile e indimenticabile, li daranno quelle situazioni di sana accoglienza di cui si faceva menzione prima.
Quindi, seppur non ci siano ancora certezze su quando il settore turistico ripartirà, su quali saranno le conseguenze di questa pandemia e di che portata, più chiare sono le indicazioni su come sia possibile iniziare a pianificare la promozione di una destinazione, su quali fattori fare leva e su come impostare la costruzione di nuovi prodotti turistici.

Foto credit: Open Mind Consulting

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