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25 Giugno 2020

In Liguria, nella caverna preistorica del Giovane Principe

Di Marco Giovenco

Finale LigureSei spiagge da Bandiera Blu e un ricco patrimonio storico, culturale e naturalistico capace di rendere unica la vacanza. È il territorio di Finale Ligure, striscia di bellissime spiagge che si susseguono in armonia con alle spalle un vasto entroterra attraversato da una rete di sentieri che si dipanano tra altopiani, scoscese montagne dalle pareti di roccia, dolci vallate e luoghi con un’intensità e un’energia particolari, con una storia da raccontare e segreti da svelare.
Come quello della Caverna delle Arene Candide (in apertura, ph. credit Museo diffuso del Finale) che riapre al pubblico sabato 27 giugno, con visite su prenotazione (tel. 019.690020). Si tratta di un sito preistorico in grotta tra i più noti a livello europeo ed internazionale. Si trova a Borgio Verezzi e da qui, seguendo l’evocativa Strada Napoleonica, si raggiunge il Promontorio della Caprazoppa dove è stato scoperto il sito.
La caverna deve il suo nome ad una duna costiera di sabbia (arena) bianca (candida) che era presente ai piedi delle falesie che compongono il versante occidentale del promontorio della Caprazoppa, in cui si apre la grotta, almeno fino al 1920. La Caverna delle Arene Candide è sito preistorico di riferimento per la Preistoria del Mediterraneo Occidentale, visitabile dal luglio 2019 con la possibilità di accessi guidati da archeologi professionisti che ne illustrano storia, curiosità, segreti e mostrano gli scavi archeologici.
Al suo interno sono stati fatti importantissimi ritrovamenti nel corso degli scavi condotti fra gli anni 1940-42 e 1948-50 nella porzione sud-orientale della caverna da Luigi Bernabò Brea (primo Soprintendente alle antichità della Liguria) e Luigi Cardini (membro dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana).

Finale Ligure

Caverna delle Arene Candide, Finale Ligure. Ph. credit Museo diffuso del Finale

Gli scavi hanno evidenziato l’esistenza di un’articolata sequenza stratigrafica che conserva testimonianze a partire dal Paleolitico superiore fino all’epoca bizantina, in un contesto ambientale di giacitura estremamente favorevole alla buona conservazione dei reperti, soprattutto dei resti ossei e del materiale combusto. Attraverso un percorso, che permette di effettuare un viaggio indietro nel tempo, dai giorni nostri fino a circa 30mila anni fa, è possibile ripercorrere la storia delle avvincenti ricerche condotte in oltre 150 anni, che hanno portato al ritrovamento dei resti di ben 19 sepolture paleolitiche, uno dei più consistenti complessi funerari paleolitici al mondo.
Tra queste, la sepoltura più nota è quella del “Giovane Principe” per la ricchezza di ornamenti e oggetti deposti insieme al corpo di questo giovane cacciatore vissuto 28mila anni fa: un vero e proprio unicum conosciuto in tutto il mondo. Numerose sono anche i segni di frequentazione della grotta nella successiva età Neolitica: risalgono a 8mila anni fa circa le tracce qui ritrovate, le più antiche, per altro, di tutta l’Italia centrale e settentrionale, della Cultura della Ceramica impressa, ovvero della prima fase di diffusione della nuova economia basata su agricoltura e allevamento.
Per l’accessibilità al sito sono state predisposte le necessarie misure preventive anti-Covid: il percorso di visita è una piacevole passeggiata di circa un’ora e si raccomanda di portare con sé abbigliamento e calzature adeguate e acqua da bere.

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