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11 Maggio 2016

Seduzioni antiche e moderne in mostra a Ravenna

Di Redazione

IMG_20160509_083940di Martina Vacca – Proiettate verso la modernità ma con un imprescindibile richiamo alla memoria, le opere degli artisti del Novecento mitizzano e rievocano in varie forme i modelli artistici del passato seppur contestualizzati nell’ era moderna. E’ un sipario che cala lento sul lungo Ottocento dell’arte, in cui gli artisti del tempo non tagliano mai del tutto il cordone ombelicale con l’antichità.

La mostra “La Seduzione dell’antico. Da Picasso a Duchamp, da De Chirico a Pistoletto” –  ospitata dal Museo d’Arte della città di Ravenna grazie alla  partnership con la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, a cura di Claudio Spadoni – dal 21 febbraio al 26 giugno prossimo, racconta proprio il legame artistico  ininterrotto fra i due secoli.

Così come gli artisti del tempo, conservatori di tracce di antico nelle proprie opere, anche lo spettatore degli anni Zero, potrebbe uniformarsi a questa tendenza, spezzando il filo invisibile del wi-fi, slegandosi per un attimo dalla mania compulsiva della condivisione immediata sui social network e carpendo le contaminazioni del passato in queste opere, attraverso i propri occhi.

L’antico e il moderno, fusi l’uno con l’altro, danno luogo ad un ossimoro artistico che sarà poi l’elemento caratterizzante dell’arte moderna.

La mostra attraversa la storia del Novecento tra artisti e vicende che testimoniano una rinascita della tradizione in varie declinazioni comunicative: dalla citazione esplicita all’ironia dissacratoria di alcune opere,  passando per l’evocazione storica.

A farla da padrone sono ben 130 opere per 7 sezioni artistiche. Nelle opere della prima sezione, “Quel non so che di antico e di moderno”, è ben chiaro che lo scopo della seduzione dell’antico non risiede in un’interpretazione nostalgica di alcune forme del passato, piuttosto trascende in una nuova elaborazione del passato che sfocia in temi originali: la “Composizione Metafisica” di De Chirico è infatti tra le opere che lo attesta.

La continuità e il recupero di elementi tradizionali sono invece i soggetti-guida della sezione “I generi della tradizione: la Natura Morta, il Paesaggio, il Ritratto”, in cui viene colta la miticità degli oggetti, rappresentata da artisti come Morandi, Leoncillo, Sciltian e Derain.

L’esigenza di una connessione con il passato per esprimere il nuovo è espressa dalla Madonna moderna dipinta dal Severini o dal ritratto di un uomo con la barba dipinto da Picasso nel 1964.

Un recupero dello spirito inquieto del barocco investe le opere d’arte degli anni Trenta del Novecento e viene esplicitato dalle ceramiche di Lucio Fontana e dalle sculture di Mirko della sezione dedicata ai “Turbamenti Barocchi”, mentre il mito e il sacro restano una costante per gran parte del secolo ed hanno come esponenti Dalì e la sua “Crocifissione” e Leoncillo con“Arpia”, in cui l’artista,  travalicando la figura mitologica, attribuisce ad essa nuovi significati.

L’arte moderna che nasce  nel Novecento è poi una riflessione sull’antico pronta a ricercare la sua espressione nell’archeologia – nella V Sezione – ad esempio con la riassunzione di modelli figurativi dell’antichità classica greco-romana di Igor Mitoraj. Tutto ciò lascia spazio alla sezione “Citazioni”, in cui la personalizzazione è il carattere dominante: gli artisti rielaborano stili del passato dando vita ad una versione moderna delle loro opere. E’ questo il caso di Duchamp con la sua “Gioconda” con i baffi o delle icone pop, quali Schifano, Ceroli, Festa, Angeli e Adami.

Altri grandi esponenti del rapporto tra modernità e antico si ritrovano all’approdo nella VII ed ultima sezione della mostra, “L’attualità dell’antico”, in cui l’arte classico-rinascimentale sembra ormai lontana e pare aver lasciato spazio alle neoavanguardie in continuità con il postmoderno.

Permane però uno spirito interrogativo nei confronti dell’antico: è la contemporaneità ad essere debitrice  rispetto all’antico o è l’antico stesso ad essere rivalutato dagli artisti moderni che provano a reinterpretarlo?

Davanti alla versione pop di Andy Warhol della  “Nascita di Venere” di Botticelli e della “Venere con mela” di Pistoletto, lasciamo allo spettatore la risoluzione del dilemma.

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