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4 Maggio 2016

Gioielli Vertiginosi

Di Redazione

image002Ada Minola e le avanguardie artistiche a Torino nel secondo dopoguerra

Palazzo Madama – Sala Atelier

Piazza Castello – Torino

6 maggio – 12 settembre 2016

Conferenza stampa: giovedì 5 maggio, ore 11.00

Inaugurazione: giovedì 5 maggio, ore 18.00

Palazzo Madama, dopo la recente esposizione dedicata a Giò Ponti, conferma una grande attenzione per le arti applicate del XX secolo presentando dal 6 maggio al 12 settembre in Sala Atelier una mostra sull’arte orafa e in particolare sulla personalità artistica e umana di Ada Minola (1912-1993): poliedrica scultrice, orafa, imprenditrice, gallerista, attiva a Torino nella seconda metà del ‘900.

La mostra, curata da Paola Stroppiana, si articola in cinque sezioni e presenta per la prima volta al pubblico 120 gioielli che delineano i principali caratteri della produzione orafa di Ada Minola, focalizzandosi sulle diverse aree di influenza stilistica: dall’Art Nouveau al gioiello d’artista, dai confronti con le sculture di Giò Pomodoro e Lucio Fontana al periodo neo-barocco, dai dialoghi con le opere di Umberto Mastroianni alle influenze dell’universo estetico del geniale architetto Carlo Mollino. Ad arricchire l’esposizione anche un costante rimando a opere d’arte, disegni, libri, fotografie di repertorio che consentono una puntuale contestualizzazione storica e critica degli oggetti in mostra.

 

Vivace protagonista della borghesia torinese, che nel secondo dopoguerra si apre alle novità culturali di respiro internazionale, Ada Minola vive un periodo felice d’incontri che segneranno profondamente la sua ricerca artistica. Amica di Mollino, al quale commissiona gli arredi dell’abitazione di famiglia nel 1944, frequenta gli artisti Lucio Fontana, Giò Pomodoro, Umberto Mastroianni e, alla fine degli anni ’50, conosce l’affermato critico d’arte francese Michel Tapié, con il quale instaura una fruttuosa collaborazione e una solida amicizia. Tapié chiamerà Ada a dirigere l’International Center of Aesthetic Research da lui fondato a Torino nel 1960.

Figlia e nipote di orafi lombardi, dall’inizio degli anni Cinquanta Ada Minola realizza i primi manufatti in oro, argento e pietre preziose con la tecnica della fusione a cera persa. Piccoli capolavori caratterizzati da volumetrie fiammeggianti e da un ardito trattamento della materia. I suoi gioielli riscuotono da subito una buona fortuna critica tra i suoi contemporanei tanto che alcuni suoi esemplari – su invito di Arnaldo e Giò Pomodoro – vengono esposti alla Triennale del 1957.

Nei due decenni successivi partecipa a numerose mostre collettive dedicate al gioiello d’autore in diverse gallerie in Italia e all’estero, e alcuni suoi gioielli entrano in prestigiose collezioni private italiane e internazionali come quella della gallerista americana Martha Jackson e del poeta francese Emmanuel Looten, che li definirà in una poesia a lei dedicata “gioielli vertiginosi”.

Donna dal grande carisma, amatissima da artisti, poeti e intellettuali di cui fu musa e amica, Ada Minola trasferisce nei suoi gioielli il grande fervore creativo da cui era circondata, riuscendo a tradurre con originale creatività istanze e scelte formali.

In particolare, in mostra sono proposti interessanti confronti con due bracciali disegnati dall’artista Afro e alcuni disegni – matita e china su carta – di Giò Pomodoro, del quale è presente anche la scultura in bronzo dorato intitolata Folla del 1962 già in collezione Minola. Le sculture in bronzo dorato di Umberto Mastroianni, amico di famiglia, costituiscono il riferimento stilistico per orecchini e pendagli riferibili alla sua produzione degli anni Settanta. Infine, eccezionale presenza in mostra, il tavolo disegnato espressamente per Ada da Carlo Mollino nel 1964. Realizzato dallo scultore Gianni Fenoglio, il tavolo sembra richiamare nelle pronunciate scanalature dell’intaglio ligneo alcuni tra i gioielli più elaborati in mostra.

 

Accompagna la mostra un catalogo edito da Silvana Editoriale, con testi a cura di Paola Stroppiana e un ricco apparato iconografico, realizzato grazie al prezioso contributo di Gian Enzo Sperone.

 

 

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