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25 Settembre 2014

Gian Vittorio Baldi – regista, scrittore, artista

Di Redazione

mostra baldi 3Gian Luigi Zucchini – Chi si occupa di cinema, non può non conoscere il regista Gian Vittorio Baldi. Almeno di nome, ma chi non è giovanissimo, anche per aver visto qualche suo film o documentario, o cortometraggio, molti dei quali hanno vinto prestigiosi premi, tra cui due Leoni d’Oro a Venezia. Amico di Pasolini (di cui ha prodotto due film), di Roberto Rossellini e di altri importanti registi, è stato anche produttore di film, tra cui il bellissimo Diario di una schizofrenica, di Nelo Risi, L’amore coniugale di Dacia Maraini, Quattro notti di un sognatore di Robert Bresson, ed altri. Ha inoltre scritto un volumetto di racconti (Varianze), di raffinata ed elegante scrittura, e si dedica anche alla pittura, o meglio, all’arte grafica, realizzando opere di diverso stile e di fresca invenzione. Ed è appunto di questo aspetto che desidero qui parlare, esponendo qualche riassuntiva impressione sul suo lavoro artistico. Gian Vittorio non ha compiuto studi d’arte, ma si è sempre interessato alle immagini ed alla loro forma espressiva, così come si è interessato alla musica e alla letteratura, ricavando poi da queste discipline spunti suggestivi per i suoi lavori cinematografici. E da qualche tempo va realizzando anche mostre di buona accoglienza e di sicuro valore creativo, tanto che il Comune di Faenza, città nel cui territorio circostante vive il regista, gli ha allestito una mostra di alto valore culturale, omaggio ad un concittadino che si è segnalato in Italia e nel mondo con le sue opere e sintesi di un operoso percorso, che peraltro pare ancora aperto ad ulteriori esperienze di ricerca e di invenzione. La mostra si tenne nel luglio e agosto scorso, e non se ne poté dare notizia per le ovvie ragioni di assenze, vacanze, temporanee chiusure di uffici e redazioni. Spiaceva tuttavia lasciare inevaso questo evento, che interessa poi particolarmente la regione Emilia-Romagna e la stessa Bologna, dove ha sede questa rivista (sia on-line che cartacea), e città nella quale nacque, trascorse l’infanzia e insegnò poi nell’Università cittadina Gian Vittorio Baldi, appunto il regista di cui stiamo parlando. La mostra allestita a Faenza non è la prima, né suppongo sia l’ultima. Conoscendo Gian Vittorio e la sua tesa passione per il lavoro, non penso possa restare inoperoso e indolentemente passivo a riflettere sul tempo che è passato e che passerà, inesorabilmente come ogni cosa, ma che comunque – come in questo caso – lascia segnalazioni forti di un’accesa, insaziabile aggressione alla vita. Tali sono anche queste ultime opere grafiche, di una modernità che potrebbe sembrare a taluni perfino sconcertante, e sono invece indice di una giovinezza intellettuale che non si smarrisce davanti al nuovo che comunque avanza, ma lo affronta e lo testimonia con ciò che l’intelligenza, la creatività, la sensibilità artistica possono suscitare e promuovere. Le opere esposte, a differenze di altre già viste in precedenti mostre, sono un incerto definirsi entro grovigli di segni, di graffi, di perplesse punteggiature, di sottili ed ambigue trame, come se l’autore si muovesse nel magma indefinibile di mappe talvolta anche surreali. Tra questi imprecisi territori trapela o appare la memoria: allusioni alla vita contadina, citazioni di alberi che richiamano, quasi come un leit-motiv presente in diverse opere anche precedenti, l’amata casa di Castelluccio, presso Faenza, dove il regista da tempo vive tra boschi e vigneti, respirando gli odori di terra, di libertà e di silenzio assoluto che ogni giorno gli porta l’apprezzata quotidianità. E ancora, chi saranno mai quelle due figure intraviste tra uno stillicidio di picchiettature, quasi una rilettura in bianco e nero di un pointillisme modernissimo? Forse il regista stesso? E l’altra figura, che pare di donna? La madre, o una delle amate, o l’amata? Cioè la donna, e basta: compagna, ispiratrice, amante…Un simbolo, che incalza la memoria, esercita serene nostalgie, ricordi ed evocazioni non tanto sugli episodi, quanto sul tempo: quello che era, che passa, che viene. Il tempo che, ricordando sant’Agostino, non è tale, e pertanto non esiste. Nelle pittura di Gian Vittorio talvolta scorgo anche questo tempo non tempo, essere non essere, o piuttosto un frammento di tempo eterno, che non può essere espresso se non in maniera imprecisa, appunto in un groviglio di segni e di pensieri che ciascuno può leggere come gli suggerisce la propria intuizione. O il proprio sentimento, a seconda. Però qui, caro Gian Vittorio, vedo soprattutto la tua profonda cultura, il tuo essere vivo, il tuo amare le cose e il mondo, e il tuo soffrire per l’emarginazione, il dramma delle incomprensioni e delle miserevoli guerre,  e della sofferta solitudine di molti: traccia di tanti tuoi lavori, ed anche agitata metafora di indagine e di insofferenza, nei tuoi segni lasciati sulla pagina bianca.

Che bella preghiera, laica e umanissima, e profondamente spirituale, nel tuo molteplice, elaborato e sofferto lavoro!

(Su Gian Vittorio Baldi sono stati scritti numerosi saggi e studi. Recentemente, una vasta e completa biografia, scritta da Guido Zauli nella collana ‘Cinema’, edita da archetipolibri, , v. Irnerio 12/5, Bologna, 2011, pp 294, € 18)

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