Quando un territorio è stato fonte di ispirazione per uno o più autori che hanno lasciato il segno nel mondo della letteratura e dell’arte, quel luogo diventa perennemente magico. Dunque da vivere e conoscere: ecco la felice intuizione che, agli inizi degli anni ’90, portò Stanislao Nievo a lanciare il progetto dei Parchi Letterari, oggi articolata rete a livello nazionale ed europeo che annovera 25 parchi in Italia, 2 in Norvegia e coinvolge una cinquantina di Comuni oltre a Parchi Nazionali, Regionali, associazioni culturali, musei, realtà produttive e ambientali.
Alla guida Stanislao de Marsanich, appassionatissimo presidente che rimbalza senza sosta da un parco all’altro per stimolare, concordare progetti, tirare le fila di un sistema culturale che, da ormai diverso tempo, ha superato di gran lunga il milione di visitatori all’anno.
Presidente, i Parchi Letterari sembrano davvero la chiave per un piccolo ma solido concetto di sviluppo locale, ancor più interessante perché riguarda quell’Italia meno conosciuta ma preziosissima. Quali sono le criticità da superare? «Come ogni iniziativa che parte dal territorio è necessario che la comunità locale sia attiva e partecipe del processo. Purtroppo non sempre si coltiva bene questo aspetto fondamentale. La parola “Parco Letterario” (marchio registrato utilizzabile solo sulla base di una specifica convenzione, ndr.), da sola, non è sufficiente: l’entità vive e favorisce la comunità locale se la si percepisce come perno attorno al quale far ruotare un progetto culturale ad ampio spettro capace di valorizzare in maniera sostenibile le peculiarità del territorio. Il fatto che grandi autori abbiano tratto ispirazione da un determinato luogo diventa un formidabile assist per proporre le ricchezze territoriali con modalità uniche, non replicabili altrove».
Ci sono esempi particolarmente virtuosi? «Devo riconoscere che il concetto di Parco Letterario è vissuto in maniera sempre più attenta da tutta la rete, anche grazie al costante monitoraggio da parte della sede centrale. Ovviamente ci sono realtà che, fin da subito, hanno investito e messo in moto efficaci meccanismi di promozione territoriale che hanno favorito, per esempio, la nascita di cooperative di guide turistiche, ristoranti a tema, produzioni gastronomiche ispirate alla storia e letteratura del luogo, aziende di servizi, strutture ricettive diffuse, aree camper e tanto altro. Penso al Parco Petrarca e dei Colli Euganei dove sono stati elaborati percorsi e attrazioni legate al territorio e all’enogastronomia di qualità, oppure al Parco De Sanctis in Irpinia dove, fra le tante iniziative, sono state rilanciate produzioni agricole biologiche locali; e ancora il Parco Deledda a Galtellì (NU) o il Parco Carlo Levi di Aliano (MT). Ma le esperienze positive sono davvero tante e tutte da visitare».
Prossimi progetti? «La rete, proprio come la cultura, è sempre in movimento. Sono in via di istituzione il parco “Da Plinio il Vecchio ad Alessandro Volta – Viaggio nella scienza umana” a Como, con il coordinamento della Fondazione Volta, e “Cicerone e la via dell’acqua”, parco che comprenderà i territori della Ciociaria di Arpino, Isola del Liri e Sora con il coordinamento dell’associazione “Scorrendo con il Liri”. Progetti a medio termine coinvolgeranno poi i Parchi Nazionali dei Sibillini (le leggende della Sibilla) nel centro Italia, della Val Grande (lo scrittore Nino Chiovini) in Piemonte e il Tosco-Emiliano con il borgo di Casarola dove si trova la casa della famiglia Bertolucci, il poeta Attilio e i suoi due figli, i registi Bernardo e Giuseppe. Infine l’interessante sfida del Parco Letterario urbano nel centro storico di Pescara, nel cuore di Corso Manthonè, dove nacquero Gabriele d’Annunzio ed Ennio Flaiano».
