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7 Maggio 2015

I Portici di Bologna candidati a Patrimonio Unesco

Di Redazione

e una rivista che ne descrive il valore

portico_1GIAN LUIGI ZUCCHINI  –  Bologna è l’unica città al mondo a possedere chilometri di portici, che nel centro storico ed anche nell’immediata periferia fiancheggiano strade, stradine e vicoli, offrendo una visione estremamente suggestiva e caratteristica nell’insieme. Sono porticati piccoli e bassi, talvolta, costruiti davanti a casette del Sei-Settecento, o portici ariosi dalle vaste arcate, o costruiti su colonne sostenute da elaborati capitelli, o elegantemente elevati verso l’alto in snelle colonnine, o infine massicciamente fissati al suolo e poggiati su zoccoli cubici, rotondi, ottagonali in pietra, talvolta in porfido, in marmo, in mattone. Mantenuti con cura nel tempo, sono visibili anche, in qualche strada, portici sostenuti da lunghe colonne in legno, che risalgono al Trecento, in qualche caso anche prima. Da tempo quindi i portici bolognesi, proprio per la loro rilevanza, sono un bene culturale non soltanto bolognese o italiano, ma mondiale, tanto da essere candidati come “patrimonio dell’umanità”  dell’UNESCO. Tra tutti i brevi, lunghi o lunghissimi porticati bolognesi, spicca tuttavia per interesse non soltanto culturale, ma architettonico ed artistico ed anche religioso quello straordinariamente maestoso e solenne che in eleganti volute sale dall’antica Porta Saragozza fino al santuario di San Luca, avvolgendo armoniosamente, come in un abbraccio, la collina detta ‘Monte della Guardia’, sulla sommità della quale sorge il tempio dedicato alla Vergine.

Opera dell’architetto settecentesco Francesco Dotti, il santuario è costruito in forma circolare, e guarda da un lato la città e dall’altro le colline e i monti dell’Appennino, che proprio alle spalle della costruzione allargano la loro catena finché i crinali, già molto elevati, si perdono nella lontananza del cielo. Il porticato, realizzato nella seconda metà del Seicento, è lungo 3796 metri, e pare sia quello più lungo del mondo. Fu costruito su progetto di Camillo Saccenti e soprattutto Gian Giacomo Monti, e completato poi dal Dotti, che progettò anche l’arco del Meloncello e lo stesso Santuario della Vergine.

Per valorizzare questo patrimonio architettonico unico nel suo genere e ricco di memorie, l’Associazione ingegneri e architetti della Provincia di Bologna ha pubblicato un numero intero della rivista dell’Associazione, (INARCOS, 2, 2014) dedicato ai portici bolognesi, anche per sostenere con una pubblicazione che fosse sintetica ma nel contempo esauriente la candidatura di questo bene culturale a patrimonio dell’UNESCO. Nella rivista, ricca di molti articoli che illustrano più ricche di beni e di musei, oltre che di opere storico-architettoniche ed artistiche le varie caratteristiche dei portici bolognesi, emerge per attenta stesura e ricca documentazione il pezzo del dottor Pier Luca Gamberini, un giovane studioso da tempo impegnato in ricerche storiche e archivistiche relative al patrimonio bolognese e non solo, che attualmente è Conservatore del Museo di San Luca, situato nel Cassero della Porta Saragozza. Nell’articolo scopriamo i molti interessi che verso questo portico ebbero scrittori, viaggiatori, artisti, che nel tempo visitarono la città e ne scrissero, e diverse segnalazioni di opere d’arte dove viene rappresentato il portico, lungo il quale processionalmente scende e risale poi l’immagine della Vergine (un’antica icona bizantina), nella sua annuale ‘visita’ alla città, nel mese di maggio. Poi ulteriori episodi legati alla costruzione dell’immobile, alle immagini dapprima pittoriche poi fotografiche in cui venivano e vengono ripresi gli eventi religiosi più salienti, tra cui non solo le annuali discese della sacra immagine, ma anche le discese ‘eccezionali’ in certo momenti particolari, i lavori di manutenzione, i restauri realizzati, ecc.

L’articolo di cui si è detto brevemente, insieme agli altri della rivista, meriterebbe quindi di essere fatto conoscere attraverso una pubblicazione più ampia, magari un volumetto che raccogliesse, anche ampliandoli, i vari articoli. In particolare, per il portico di San Luca, il contributo di Pier Luca Gamberini meriterebbe di essere considerato e utilizzato, con ulteriori studi e ricerche, per uno specifico e dettagliato studio quando, si spera tra non moltissimo, sarà completato il lungo lavoro di restauro e ripulitura in corso da tempo, e che dovrà essere solennizzato in modo opportuno, per far conoscere ed apprezzare un’opera che contribuisce notevolmente a collocare Bologna tra le città italiane.

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