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5 Maggio 2020

Rinascimento Marchigiano. A Roma le opere dai luoghi del sisma

Di Redazione

La mostra “Rinascimento Marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma”, inaugurata lo scorso febbraio e subito chiusa a causa dell’emergenza Covid-19, riapre i battenti a Roma, per la sua seconda tappa, lunedì 18 maggio e proroga la data di chiusura fino a domenica 26 luglio 2020.
Dopo l’esposizione al Forte Malatesta di Ascoli Piceno, la mostra ha continuato il suo tour ed è giunta a Roma al Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro, sede della storica Fondazione Pio Sodalizio dei Piceni attiva in città fin dal 1600 e a due passi da Castel Sant’Angelo che svetta sulla sponda opposta del Tevere. In mostra 36 opere d’arte tra quelle restaurate a seguito del sisma del 2016, grazie al contributo di Anci Marche e Pio Sodalizio dei Piceni, insieme all’apporto scientifico della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle Marche e alla collaborazione della Regione Marche.
Grazie alla presenza di queste opere nella capitale, sarà possibile ammirare una parte del prezioso patrimonio disseminato nel territorio marchigiano che è stato danneggiato dal terremoto, recuperato, portato a nuova vita e reso nuovamente fruibile con questa mostra curata Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi.
In collaborazione con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, sono state individuate per il recupero e il restauro un nucleo di 51 opere marchigiane di proprietà di 17 differenti Enti pubblici ed ecclesiastici delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata.

Un’opera esposta alla Mostra Rinascimento Marchigiano

«L’esposizione presenta 36 opere che vanno dal ‘400 al ‘700 – spiega Stefano Papetti – e, tra queste, ci sono crocifissi lignei e vesperbild di ambito tedesco comunemente usati come oggetti di culto da parte dei fedeli. Non mancano nomi di artisti importanti come Jacobello del Fiore con la serie delle Scene della vita di Santa Lucia provenienti dal Palazzo dei Priori di Fermo, Vittore Crivelli con la Madonna orante, il Bambino e angeli musicanti di Sarnano, Cola dell’Amatrice di cui spicca la Natività con i santi Gerolamo, Francesco, Antonio da Padova e Giacomo della Marca dalla sacrestia della Chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno. E ancora da Roma Giovanni Baglione e Giovanni Serodine che, dalla Svizzera, seguì nella Capitale l’esempio di Caravaggio. Tutti autori di indubbia fama che, nelle Marche, sono nati o vi hanno soggiornato e che hanno contribuito a modificare la geografia della storia dell’arte».
Gli interventi di restauro sono stati eseguiti da tecnici marchigiani, in collaborazione con le Università di Camerino e Urbino e la direzione scientifica della Soprintendenza. Grazie ad analisi diagnostiche innovative è stato possibile valutare lo stato di conservazione di ciascuna opera e acquisire nuove informazioni su origine dei materiali e tecniche pittoriche utilizzate.
Obiettivo dell’iniziativa è rendere fruibili in futuro le opere restaurate. «Terminate le mostre – precisa Pierluigi Moriconi della Soprintendenza dei Beni Architettonici delle Marche e curatore dell’esposizione – le opere che non sarà possibile ricollocare nelle sedi originali, verranno custodite in depositi e messe costantemente a disposizione del pubblico».
La mostra, concepita come evento itinerante, dopo le tappe di Ascoli Piceno e Roma, si concluderà a Palazzo del Duca di Senigallia.
Orari di apertura al pubblico: Lunedì – sabato 10/13 – 16/19, ingresso gratuito

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