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31 Luglio 2023

Valle Aurina, regno d’acqua e aria

Di Marco Giovenco

È l’acqua l’elemento caratteristico della Valle Aurina, territorio più a nord d’Italia, al confine con l’Austria, che trae il suo nome dal fiume Aurino, in preromano “acqua corrente”. E in effetti l’area vacanze Valle Aurina, estesa per quasi 600 chilometri quadrati, è circondata da ben 80 vette oltre i 3mila metri dove sono presenti 10 cascate, 35 laghi e 120 sorgenti di acqua potabile (immagine in apertura, Corsi d’acqua in Valle Aurina_ph. Marco Giovenco).

Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

Il territorio, suddiviso fra i 4 comuni Valle Aurina, Campo Tures, Predoi e Selva dei Molini e quindici frazioni, è per buona parte compreso nel parco naturale vedrette di Ries-Aurina. Un vero e proprio paradiso verde che offre opportunità di relax e divertimento in ogni stagione dell’anno: se durante l’estate gli escursionisti trekking e bike hanno l’imbarazzo della scelta lungo 850 chilometri di sentieri immersi nel verde (tra i quali la famosa Annaweg in zona Acereto dedicata alle essenze arboree e alle erbe officinali), d’inverno l’area presenta quattro comprensori sciistici perfettamente collegati alle strutture ricettive della valle.

Il Dott. Vincenzo Di Spazio illustra il Centro Climatico Predoi_Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

Il Dott. Vincenzo Di Spazio illustra il Centro Climatico Predoi_Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

L’aria pura della miniera della Valle Aurina

È l’aria, leggera, benefica e purissima, l’altro elemento caratteristico della Valle Aurina. Grazie a un ambiente ricco di boschi e a un eccellente microclima, la vallata è da anni meta prediletta per il benessere di corpo e mente. E tra le proposte più originali e interessanti spicca certamente quella del Centro Climatico di Predoi. Un luogo di quiete nel ventre della Terra dove il tempo si ferma e conduce il visitatore in un’altra dimensione: il Centro Climatico è stato infatti ricavato nella parte più bassa dell’antica miniera di rame di Predoi che conobbe il periodo di massimo sviluppo circa 600 anni fa (ma nel XX secolo la miniera era ancora al terzo posto in Italia per importanza nell’estrazione di rame) grazie a una ricca vena di rame di straordinario pregio e ottima malleabilità.
Di sette secoli di storia rimangono le strutture, i cunicoli e le lunghe gallerie scavate a mano nella roccia con perfezione certosina. A bordo di un trenino scoperto, muniti di caschetti speleo e cerata, in meno di dieci minuti si percorrono i 1.168 metri che separano l’ingresso della galleria St. Ignaz (a 1.516 metri d’altitudine) dal cuore della montagna, per ritrovarsi a quasi 600 metri sotto terra. Una piccola “stazione” di cambio consente di scendere dal convoglio e proseguire a piedi il percorso di visita guidato alle antiche miniere. Oppure di raggiungere in un centinaio di metri l’ingresso del Centro Climatico Predoi dove il particolare microclima ha effetti benefici su diverse patologie delle alte vie respiratorie e sullo stato congestizio delle mucose. «Si chiama speleoterapia – o drenaggio autonomo speleo mediato – e sfrutta la combinazione degli elementi naturali e climatici presenti nella caverna – spiega il dott. Vincenzo Di Spazio, direttore sanitario del Centro -. L’umidità relativa dell’aria, infatti, si avvicina al grado di saturazione, ossia al 100 per cento. Ciò significa che le particelle in sospensione e gli allergeni si legano nell’aria e si abbattono sulle pareti umide, con il risultato che in questi ambienti si respira un’aria purissima. La temperatura è costante tutto l’anno fra gli 8 e i 10 gradi: dunque, quando l’aria viene respirata e si riscalda alla temperatura corporea, la quantità di acqua necessaria alla sua saturazione aumenta. L’aria deve circolare satura d’acqua all’interno dell’apparato respiratorio e, per farlo, ne preleva la quantità necessaria dalle mucose delle vie respiratorie, decongestionandole. Ecco perché i pazienti respirano più liberamente». La speleoterapia rientra nel panorama più ampio della climatoterapia e condivide con la Forest Therapy evidenti effetti documentati sulla salute umana.

Bagno nel bosco Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

Bagno nel bosco Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

Il bagno nel bosco

È un’esperienza totalizzante che permette di ritrovare il giusto rapporto con Madre Natura e lasciare fuori dalla mente le inutili distrazioni quotidiane. Provare per credere: il “bagno nel bosco” nella frazione di Casere, nell’ultima parte orientale della valle, è un’esperienza che giova a chi è particolarmente stressato. Il contatto con la natura, con l’energia e le sostanze sprigionate da alberi, terreno, acque e essenze arboree, ha un’azione benefica su mente e fisico. La pratica si è sviluppata negli anni ’80 in Giappone (Shinrin-yoku), ma gli studi decisivi per dimostrare la correlazione con il benessere psicofisico risalgono all’inizio di questo secolo, quando il dottor Qing Li individuò come l’esposizione prolungata ai monoterpeni, molecole volatili prodotte da molte piante e alla base degli oli essenziali, incrementasse la risposta immunitaria del nostro organismo. Per la prima volta veniva dimostrata la correlazione fra alcune sostanze emesse dagli alberi e il benessere psicofisico. Senza l’intermediazione del cervello.
Il requisito fondamentale è la lentezza che consente di cogliere, ascoltare, annusare, vedere, gustare ogni aspetto del bosco e della natura.

Castel Taufers_Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

Castel Taufers_Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

Il fantasma di Castel Taufers

Da un promontorio naturale che sovrasta il borgo di Campo Tures, svetta il maestoso Castel Taufers, maniero del ‘200 che godeva del diritto di alta giurisdizione e fu costruito come porta d’accesso alla Valle Aurina per chi era diretto – all’epoca il passaggio era ancora aperto – in Austria. È fra i meglio conservati del Tirolo e custodisce arredi e storie di straordinario valore. Anche per via delle vicende legate ai Signori di Tures che abitarono questo castello fino al 1340. Nelle epoche successive fu dimora nobiliare finchè, intorno al ‘700, venne sostanzialmente abbandonato per un paio di secoli fino ai restauri di metà ‘900. Attualmente è di proprietà del Südtiroler Burgeninstitut (Istituto sudtirolese per il mantenimento dei castelli) e i percorsi visita consentono di ammirare le 64 stanze (24 interamente in legno) compresa quella dove, secondo la leggenda, vaga il fantasma della giovane contessa Margarethe von Taufers che, anziché andare in sposa al nobile prescelto dalla famiglia, si innamorò fino a decidere di sposare il capitano delle guardie del castello. Un affronto che il promesso sposo pagò con la vita, ucciso da un sicario appena prima che potesse pronunciare il fatidico “sì”. Margarethe cadde nella disperazione e visse rinchiusa, per sette lunghi anni, in una camera del castello. Finché un giorno, vinta dal dolore, si lanciò nel

Castel Taufers_Valle Aurina_stanza del fantasma_ph. Marco Giovenco

Castel Taufers_Valle Aurina_stanza del fantasma_ph. Marco Giovenco

vuoto dalla finestra. Da allora si narra che il suo spirito aleggi fra le stanze del maniero e spesso, in occasione delle visite alla sua camera, apre la porta con un lugubre cigolìo. È un gentile invito a lasciarla sola nel suo appartamento.

Valle Aurina, castello da film

Castel Taufers, per la sua ricchezza architettonica e perfetta conservazione, è spesso set per film e fiction. Nel corso degli anni il maniero è stato impiegato per riprese di celebri pellicole come Le ali della vita, König Laurin; Tutto suo padre; La più bella serata della mia vita; Violino Rosso; Just married; Narziss und Goldmund; Burg Schreckenstein 1 + 2; A hidden life; Der Judas von Tirol; Un passo dal cielo; Bozen Krimi; A guilty rebel.

Formaggi della Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

Formaggi della Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

A fine settembre le Giornate del “Graukäse”, presidio Slow Food

Ha origine dalla tradizione povera e popolare, quando gli avanzi della produzione del burro venivano utilizzati per comporre un formaggio di risulta, “grau” (grigio inteso come povero) appunto. In realtà un formaggio straordinario con sette secoli di storia alle spalle e 4 caratteristiche uniche: non prevede impiego di caglio, viene salato prima che venga messo in forma, matura ad alte temperature (15-16°) e ha un bassissimo contenuto di grassi (2%) e 33-35% di proteine. Un prodotto celebrato ogni fine settembre nelle Giornate del “Graukäse”, nell’ambito del Festival del Formaggio che si svolge a Campo Tures a Marzo (15-17 marzo 2024), nata nel 2001 con appena 7 espositori e oggi terza manifestazione di settore al mondo per numero di presìdi esposti, oltre 40.

Valle Aurina_caseificio Goasroscht_ph. Marco Giovenco

Valle Aurina_caseificio Goasroscht_ph. Marco Giovenco

L’enogastronomia sopraffina della valle Aurina e le capre “rilassate”

Grazie al progetto Taufrisch – fresco dall’orto i prodotti freschi e genuini della terra sono a portata dei turisti e della cucina locale. È il risultato dell’iniziativa cui aderiscono una dozzina di locandieri di Campo Tures: insieme coltivano oltre trecento varietà, dalle verdure classiche a quelle antiche, locali e assai rare, per raccoglierle e trasformarle in squisite pietanze, minestre, contorni e dessert. Accanto agli ortaggi c’è spazio anche per i fiori: a beneficio di varietà vegetale, insetti, decorazione. Il terreno si trova alle porte di Campo Tures e viene coltivato con metodi al 100% naturali, in coltura mista e seguendo le buone regole di consociazione. La coltivazione con tecniche pure e il più possibile vicine alla natura consente di utilizzare in cucina tutte le parti degli ortaggi, come ad esempio le foglie di ravanello, deliziose come pesto o nell’insalata, i germogli di pisello, le foglie di broccolo, le radici di cavolo nero e chi più ne ha più ne metta.

Cascate di Riva_Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

Cascate di Riva_Valle Aurina_ph. Marco Giovenco

E poi c’è il fiorente settore degli allevamenti di capre: per esempio, presso il caseificio Goasroscht a Caminata di Tures, all’inizio del sentiero che in un’oretta conduce alle cascate di Riva, il giovane mastro casaro e titolare Günther Volgger cura una quarantina di capre che sono alla base di una gustosa varietà di formaggi caprini: dalla ricotta al Ruis affinato nel carbone, fino al Wossofolla e a yoghurt, il tutto abbinato a salumi, marmellate artigianali e composte alle erbe naturali che è possibile degustare in un’area ristoro dedicata ai turisti.
Goasroscht non è un allevamento qualunque: «Il benessere degli animali è al centro di tutto – ricorda Günther – perché una capra non stressata è più sana e produce un latte di qualità superiore. Ecco perché le mie capre sono rilassate, con un ciclo vitale del tutto naturale in ogni fase».

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